Esattamente a Mezzogiorno meno due minuti di martedì 25 gennaio scorso, un parlamentare cristiano eletto nei ranghi dell'Alleanza del 14 marzo in un collegio della Valle della Bekaa, tale
Nicola Fattoush (sopra), si é alzato dal suo banco per pronunciare il proprio voto nel ballottaggio fra
Saad Hariri e
Najib Mikati, scegliendo di sostenere il secondo.
Mikati avrebbe comunque vinto 67 a 61 anche senza il cambio di casacca di Fattoush, ma questo voto, tuttavia, reca con sé un importante significato politico, non solo libanese, ma regionale e internazionale, visto che, poco prima di dichiararsi per il candidato dell'alleanza di centrosinistra, l'onorevole Fattoush era stato visitato nel suo collegio elettorale nientepopodimeno che dall'ambasciatrice a stelle e strisce nel Paese dei Cedri,
Maura Connelly in carne ed ossa. Immaginatevi se, il 13 dicembre 2010, Siquilini o Scilipoti avessero ricevuto una pubblica visita dell'ambasciatore di Washington
David Thorne, venuto a implorarli di votare pro o contro la fiducia a Berlusconi. Il paragone rende l'idea?
Se ancora la prospettiva non fosse chiara lasciateci aggiungere che lasciare correre il proprio massimo rappresentante diplomatico da una figura politica minore come Mr. Fattoush (Nicola, non volercene) rappresenta solo l'ultimo esempio di come Obama e il suo Dipartimento di Stato rimpinzato di filosionisti non abbiano uno straccio di strategia riguardo il Libano (ma anche gran parte del Medio Oriente): limitandosi, sporadicamente, a esercitare incostanti picchi di pressione "massimalistica" su coloro che percepiscono come 'alleati' mentre si rifiutano ostinatamente di dialogare e discutere con gli 'avversari'.
Adesso che gli 'alleati' degli Usa sono all'opposizione e che l'antica Fenicia é guidata da una coalizione che ha a cuore la sua autonomia e indipendenza, la Casa Bianca avrà bisogno di un approccio affatto simile a quello tenuto finora. Obama deve riuscire finalmente a svincolarsi dalla rozza e ristretta mentalità "o con noi o contro" che ha ereditato dall'Amministrazione neocon di Bush e dei bushevichi, perché il grosso fallo di Barack Hussein é proprio questo, anche in politica estera non ha avuto il coraggio di distaccarsi dalle fallimentari politiche del predecessore; a parte qualche discorso ispirato il timore di venire 'grigliato' dalla critica é stato più grande dell'ambizione di incarnare quel 'cambiamento' che tanto il suo comitato elettorale aveva strombazzato in lungo e in largo durante la corsa al Campidoglio.
Il fulcro della politica bushevica in Libano si concentrava nell'ossessivo mantra "distruggere
Hezbollah, distruggere Hezbollah, distruggere Hezbollah"; come risultato ha portato
una guerra sanguinosa scatenata da Israele che si é trasformata in una clamorosa sconfitta (la seconda per mano dei militanti sciiti, e di gran lunga più netta di
quella del 2000), in un trampolino di popolarità per il movimento che ora partecipa della coalizione di Governo. La Siria, sostenitrice degli sciiti (secolari -
Amal- o religiosi -Hezbollah-) ha visto crescere nuovamente il suo prestigio e la sua influenza nel Paese, questa volta senza l'incomodo logistico e l'imbarazzo diplomatico di dover mantenere un contingente di occupazione fra Beirut, Tiro e Sidone.
Non solo, ma oggi gli alleati di sciiti e siriani si contano a migliaia fra i cristiani maroniti guidati da
Aoun, che nel 1990 combatté sanguinose battaglie contro gli armati di Assad e, una volta cementata, una coalizione tanto trasversale e tanto popolare nel paese, ha avuto buon gioco a screditare le goffe manovre del Tribunale speciale e i suoi tentativi di 'fabbricare' un'accusa credibile contro la Siria prima, ed Hezbollah poi.
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La Russia di Medvedev ha già iniziato a 'regaliare' di carri armati, elicotteri e artiglierie il Libano, non si vede perché dovrebbe smettere... |
Cosa farà Obama? Farà saltare gli accordi commerciali col Libano? Negherà nuove consegne di materiale militare? Opzioni limitate e di poco impatto, il commercio con gli Usa non ha eccessiva rilevanza nell'economia libanese, che può contare su rapporti ben più solidi e fiorenti con la Turchia di Erdogan e, ovviamente, con la Siria e per quanto riguarda i contratti militari Cina e Russia saranno più che disposte a equipaggiare le forze armate libanesi di tutto il necessario.
L'unico sentiero produttivo potrebbe essere la riapertura immediata di colloqui Siro-Israeliani sullo status delle
Alture del Golan, un approccio indiretto che potrebbe in qualche modo indurre
Bashir Assad a 'svincolarsi' dai partner sciiti di Beirut e Teheran, nella speranza di riavere con le trattative ciò che
suo padre perse con le guerre. Ma, ovviamente, per prendere questa strada, Obama dovrebbe avere i 'cojones' politici e morali per imporre la sua visione a Netanyahu e minacciarlo di chiudere il rubinetto degli aiuti (3 miliardi di dollari l'anno) se Israele non si impegnerà a ritirarsi da tutta o quasi la fascia di colline occupate.
E, sinceramente, dubitiamo che ciò sarà mai possibile, perlomeno prima delle elezioni del 2012.
Ma probabilmente anche dopo.