mercoledì 4 maggio 2011

Richard Falk: "In dieci anni Israele ha massacrato 1335 bambini palestinesi!"


Richard Falk, il  professore di Diritto internazionale di Princeton, dignitario dell'ONU incaricato di testimoniare lo stato dei Diritti umani palestinesi nei territori occupati dal regime sionista ha dichiarato che, negli ultimi dieci anni, le forze armate di Tel Aviv hanno ucciso 1335 bambini palestinesi di età inferiore ai 15 anni.

Soltanto nell'ultimo anni 17 piccole vittime sono state uccise mentre erano intente a raccogliere detriti di cemento da triturare per ricavarne nuovo materiale da costruzione, presi di mira dai cecchini con la stella di davide attraverso le costose ottiche dei loro fucili di precisione, comprati con i tre miliardi di dollari Usa che ogni anno 'Zio Sam' versa come "aiuto al terzo mondo" nelle casse dello Stato ebraico (più di quanto Washington conceda a tutti i paesi africani messi insieme).

Il Professor Falk ha rivelato questi dati durante una conferenza stampa tenuta nella capitale giordana Amman, aggiungendo che le forze di occupazione sionista detengono 226 bambini palestinesi nelle loro carceri senza essere in grado di elevare alcuna accusa a loro carico, molti sono stati incarcerati con la madre oppure sono addirittura nati in prigione visto che il regime dell'Apartheid, contrariamente a quanto in vigore nei paesi civilizzati rispettosi dei diritti umani, non si fa scrupolo di incarcerare donne incinte.

Israele impedisce a Falk l'accesso ai territori occupati nel tentativo di sabotare il suo incarico e tacitare la sua voce a difesa dei Palestinesi oppressi e perseguitati, ma, come evidenziato da questa notizia, ormai la mole dei crimini israeliani contro la Palestina e i suoi abitanti é talmente massiccia ed evidente che cercare di nasconderli tenendo l'incaricato ONU 'fuori dalla porta' é come cercare di mimetizzare un elefante nel tinello, i segni della sua presenza sono tanto evidenti che é possibile rilevarli e osservarli con tutto comodo anche da fuori.

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Sabir Kushour, il Palestinese accusato di 'stupro' per aver fatto l'amore con un'ebrea é al processo d'appello: "Voglio giustizia, non ho fatto niente di male!"


Del caso di Sabir Kushour abbiamo già parlato: il paradossale caso del cittadino palestinese di Israele accusato di 'stupro' per aver consumato con una donna ebrea un rapporto sessuale del tutto consensuale e soddisfacente sembra uscito da un racconto dell'assurdo di Kafka o di Buzzati, ma é purtroppo una crudele realtà, che testimonia come in tutta la società del Regime dell'Apartheid il razzismo sia non solo tollerato, ma apertamente incoraggiato e sostenuto dalle autorità.

La donna ebrea che si concesse a Kushour (appena venti minuti dopo averlo incontrato) lo denunciò per 'stupro' soltanto dopo aver scoperto che era un Palestinese, affermando che egli l'avrebbe 'ingannata' presentandosi come 'Dudu' (nomignolo tendenzialmente ebraico); Kushour, da parte sua, ha dimostrato di essere sempre stato chiamato 'Dudu' da amici e parenti e che, lungi dall' "impersonare" un Ebreo, egli semplicemente non menzionò in alcun modo la sua etnia nel periodo trascorso insieme alla sua accusatrice, conclusosi con un rapporto sessuale.

Dopo avere passato mesi in prigione ed essere stato sotttoposto a portare una cavigliera elettronica per diversi mesi dopo il suo rilascio Sabir Kushour spera ancora di poter ottenere giustizia; é infatti arrivato il momento del suo processo d'appello davanti alla Corte Suprema e spera che, questa volta, la realtà dei fatti e l'esperto patrocinio di un illustre legale possano avere la meglio sulla mentalità tribale, arretrata e bigotta che lo ha condannato in prima istanza per un comportamento che in qualunque altro paese del mondo, tranne che nel Regime dell'Apartheid ebraico, non avrebbe avuto alcuna rilevanza penale.

L'avvocato di Kushour, il Professor Laist Elkana dell'Università di Tel Aviv, fida di poter ribaltare il verdetto di primo grado: "Uno dei fattori-chiave della vicenda é il brevissimo tempo intercorso tra l'incontro del mio cliente con l'accusatrice e il loro eventuale rapporto sessuale". La difesa di Kushour  ha indicato la genesi del verdetto di colpevolezza in primo grado come "frutto di una mentalità antiquata e patriarcale che vede l'uomo come 'soggetto attivo e aggressivo' in ogni relazione sessuale, una visione messa in crisi dalla realtà della società odierna, dove é possibilissimo che l'iniziativa in una dinamica sessuale venga presa dalla partner femminile".

Siamo certi che ogni giorno, nel Regime dell'Apartheid, numerosissimi Ebrei hanno relazioni o incontri sessuali con donne o ragazze arabe, naturalmente loro non vengono accusati di stupro, anche se magari usano la loro posizione, il loro potere, la loro ricchezza o la loro influenza (come datori di lavoro, padroni di casa o altro) per estorcere il consenso alle loro partner, ma di costoro nessun procuratore si interessa, a loro carico nessun fascicolo di indagine viene aperto, esattamente come nel Sudafrica dell'Apartheid si sarebbero mossi mari e monti se un "Kaffir" avesse toccato con un dito una donna "Afrikaans", ma nessuno diceva niente delle migliaia di bianchi che andavano con donne africane.


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Khaled Mishaal incontra Nabil Arabi, Hanyieh affronta la stampa internazionale


Come in precedenza annunciato su queste stesse pagine, oggi una delegazione di dignitari di Hamas guidata dal leader del Movimento, Khaled Mishaal, ha incontrato il Ministro degli Esteri egiziano Nabil el-Arabi e una delegazione di diplomatici del Cairo.

Il reporter dell'agenzia stampa palestinese "Palestine Info Center" cha ha assistito al meeting ha dichiarato che tra i temi sollevati ci sono state le future prospettive di cooperazione egiziano-palestinesi, l'apertura definitiva del confine di Rafah e scenari a breve e medio termine nella politica regionale.

Una volta sciolto l'incontro la delegazione del Movimento di Resistenza musulmano si é incontrata con Amr Moussah della Lega Araba.

Mentre questi importanti incontri avevano luogo il Primo Ministro del legittimo Governo palestinese, Ismail Hanyieh, ha incontrato una delegazione della stampa regionale e internazionale discutendo il raggio e la profondità degli sforzi compiuti per addivenire allo storico documento di intesa firmato ieri con la fazione Fatah.

Hanyieh ha messo in guardia tutti i sinceri amici della Palestina dal pericolo che gli Usa e altri stati occidentali asserviti agli interessi israeliani e sionisti ritirino il loro sostegno a Fatah ora che la fazione di Abbas ha scelto di stare con il suo popolo e non con i suoi oppressori: una minaccia che bisogna sventare col sostegno politico, diplomatico e anche finanziario dei paesi arabi e musulmani.



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L'OLP saluta la riconciliazione nazionale come trampolino verso la fine dell'Occupazione sionista!


L'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, tramite il suo Comitato esecutivo, ha condannato i tentativi israeliani di "ricattare" l'Anp e la fazione Fatah che la controlla nel tentativo di ostacolare il ruo 'reapprochement' con Hamas, ha hanche richiesto la condanna internazionale delle pratiche israeliane.

In un comunicato stampa l'Organizzazione ha dichiarato che le trasformazioni politiche che stanno attraversando il Medio Oriente e il Mondo Arabo, insieme con la posizione presa dalla comunità internazionale a livello ufficiale e di opinione provano che: "Non esiste futuro per il regime di Occupazione, né per qualunque forza che intenda reprimere la volontà popolare e le sue aspirazioni".

Il Comitato ha espresso la sua completa e totale confidenza che una condanna internazionale delle pratiche "piratesche" di Israele velocizzerebbe il processo di 'decomposizione' dell'Occupazione e la definitiva liberazione dei territori palestinesi.

Il comunicato stampa ha anche stigmatizzato la decisione israeliana di impedire il trasferimento delle entrate fiscali che spettano all'Anp, chiamando tale decisione "un ulteriore atto di ricatto e intimidazione col quale Israele cerca di influenzare indebitamente i processi politici interni palestinesi, e procrastinare sine die l'adesione agli impegni che pure avrebbe sottoscritto durante la ratifica del processo di pace".

Il Comitato, infine, ha lodato il ruolo egiziano nel facilitare l'intesa palestinese dichiarando che la fine della divisione del fronte politico interno apre "realistiche prospettive di rafforzamento decisivo della Causa palestinese, grazie alla quale uno stato autonomo e indipendente non é più un sogno o un'aspirazioe, ma una prospettiva concreta".

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Il terrorista Shaul Mofaz auspica che Israele riprenda la sua campagna di assassinii


Shaul Mofaz, che ha ricoperto l'incarico di Ministro della Guerra, macchiandosi di numeosi crimini contro le organizzazioni di Resistenza palestinese e contro la popolazione civile di Gaza e Cisgiordania, pensa di avere la soluzione giusta per "punire" i Palestinesi che hanno ritrovato l'unità politica e la concliazione nazionale con la firma del protocollo d'intesa siglato ieri al Cairo: riprendere la campagna di omicidi contro i leader della Resistenza.

Tale suggerimento bene evidenzia la criminale mentalità sionista, incapace di accettare le scelte democratiche del popolo palestinese, come ampiamente dimostrato dal 2006 in avanti, quando Hamas vinse regolarmente e democraticamente le elezioni legislative monitorate dall'ONU e dall'Unione Europea. Israele nel corso degli anni si é reso responsabile di sanguinosi omicidi che hanno mietuto dozzine se non centinaia di vittime soprattutto tra passanti civili, coinvolti nelle esplosioni di razzi e missili lanciati da aerei, elicotteri o droni senza pilota, oppure nelle deflagrazioni di congegni esplosivi collocati dai terroristi dello Shin Bet o da collaborazionisti prezzolati.

Mofaz e i suoi compagni del partito 'Kadima' (fondato dal criminale di guerra Ariel Sharon, attualmente in coma irreversibile) hanno cercato di collegare il loro deprecabile e ripugnante invito all'assassinio con la pretesa 'uccisione di Bin Laden' annunciata con grande fanfara dall'Amministrazione Obama, apparentemente senza riflettere sulla natura eminentemente vuota, priva di alcuna prova a sostegno e puramente propagandistica di questa "notizia".

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martedì 3 maggio 2011

Raed Salah saluta con soddisfazione la firma al Cairo per la riconciliazione palestinese!


Il leader della Fratellanza musulmana in Israele, lo Sceicco Raed Salah, raggiunto in Giordania dalla notizia della firma ufficiale della riconciliazione fra le fazioni e i partiti palestinesi ha espresso tutta la sua soddisfazione in merito nell'intervista rilasciata ai cronisti del quotidiano di Amman "Ad-Dostour".

Lo Sceicco ha espresso la speranza che la riconciliazione possa compattare e cementare gli sforzi delle varie organizzazioni palestinesi nella difesa del popolo, delle terre, delle proprietà e dei monumenti della Palestina, oggi sottoposti a un globale attacco da parte delle numerose forze dell'occupazione sionista.

Salah ha auspicato che il processo di riapproccio e "reaching out" coinvolga non solo i vertici e i ranghi delle organizzazioni politiche, ma anche gli abitanti di Gaza, Cisgiordania, Gerusalemme e della diaspora mediorientale e mondiale. "Spero che un tale movimento abbia anche il sostegno e il supporto degli stati arabi e musulmani e che uno dei suoi primi e più urgenti obiettivi sia la difesa del Nobile Santuario di Al-Aqsa".

In una nota correlata, il Vicepreseidente del Consiglio legislativo palestinese (in quota Hamas), Ahmed Bahr ha dichiarato ieri che l'accordo di riconciliazione "una volta siglato" (Bahr é stato superato dai precipitosi eventi odierni) rappresenterà una "enorme vittoria" per gli interessi del popolo di Palestina contro i piani e i disegni americani e sionisti per la regione.

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Gli studenti dell'Università di Teheran costruiscono un loro monumento alla lotta e al sacrificio del popolo del Barhein, che continua tutt'ora


La mattina del 18 marzo 2011, dopo avere massacrato con piena impunità uomini, donne, vecchi e bambini che chiedevano più giustizia e libertà, nel silenzio complice dei media e dei governi occidentali ipocriti e venduti le truppe Saudite intervenute nella piccola isola di Bahrein per aiutare la corrotta casa regnante sunnita a reprimere il moto di rivolta della popolazione si scatenavano contro il simbolo iconico di quella rivolta: il 'Monumento ai Pescatori di Perle' di Lulu Square, dove per giorni e giorni il popolo del Bahrein si era riunito per chiedere al sovrano Al-Khalifa di ascoltare le sue richieste.

Naturalmente, quel gesto gratuito e incivile non ha sottomesso l'ansia di libertà della popolazione di Manama, visto che a oltre un mese da quella distruzione proteste e manifestazioni (anche con nuovi morti) continuano, sempre nel silenzio ipocrita dell'Occidente, che é capacissimo di armare qualche gruppo di terroristi, incoraggiare generali golpisti e inventarsi "rivoluzionari colorati" quando vuole mettere in difficoltà paesi che sfuggono alla sua sfera di influenza ma che chiude volentierissimo gli occhi se da massacri e repressioni esce rafforzato il tiranno amico.

Per rimarcare la solidarietà e la vicinanza con chi nella vicina isola lotta per la democrazia gli studenti dell'Università di Teheran, ragazzi che possono studiare grazie alle conquiste della Rivoluzione del 1979 che cacciò lo Shah filoamericano e filosionista, hanno eretto nel cortile della facoltà di Scienze e Tecnologie una replica in scala del monumento distrutto a Manama dagli sgherri di Casa Saoud; durante la sua inagurazione si sono agitate bandiere iraniane, del Bahrein ma anche di Hezbollah, il movimento sciita libanese, a testimoniare come gli sciiti siano in prima linea nella lotta per la libertà in tutto il Medio Oriente, si sono cantati inni e slogan e si sono alzati pugni al cielo scandendo parole d'ordine che auspicano un domani privo di satrapi imperialisti a Manama come a Teheran e Beirut.

Parlando di satrapi: effigi di Hosni Mubarak, di Ben Ali, di Muammar Gheddafi, ma anche dei re di Casa Saoud e Al-Khalifa sono state srotolate a terra e date alle fiamme mentre qualche dimostrante più anziano si raccoglieva in preghiera con l'Assubha, il 'rosario' sciita fatto di novantanove perle avvolto attorno alle dita.



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E' Fatta!!! Le fazioni palestinesi prendono lo slancio e firmano al Cairo il protocollo d'intesa in anticipo sui tempi annunciati!!!


Le principali fazioni politiche palestinesi hanno sorpreso i rappresentanti dei media e gli osservatori internazionali bruciando le tappe e firmando nella capitale egiziana il protocollo d'intesa per la riconciliazione nazionale già nella giornata di oggi, martedì 3 maggio 2011, anziché il 4 o il 5 come si era precedentemente ventilato. La firma odierna suggella definitivamente l'accordo raggiunto la scorsa settimana per porre termine a circa quattro anni di divisione interna risultata dal fallito tentativo di una parte di Fatah (istigata da Usa e Israele) di rovesciare con le armi il responso delle libere e democratiche elezioni del 2006, che avevano generato un Parlamento in cui la maggioranza dei candidati di Hamas era assoluta.

La cerimonia della firma non ha trascurato le fazioni e i partiti palestinesi minori, delegazioni di ben 13 organizzazioni hanno apposto le firme dei loro delegati sotto quelle delle due forze maggiori tra cui: Movimento per la Jihad islamica in Palestina, Fronte popolare per la Liberazione della Palestina, Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina, Partito del Popolo palestinese ed altri ancora.

"Avevamo qualche rilievo da fare su determinati punti del documento, ma lo abbiamo comunque firmato in onore ai più alti interessi nazionali", ha dichiarato Walid al-Awad del PPP, "Abbiamo segnalato le nostre riserve ottenendo la promessa che verrano discusse successivamente, vogliamo dare ai Palestinesi motivo di festeggiare questa firma, e la maniera migliore é lavorare duro per implementare il prima possibile tutti i punti sottoscritti".

L'accordo prevede la nomina di un Governo tecnico che spiani la strada per le elezioni presidenziali e politiche da tenersi entro la primavera 2012, fino ad allora però sul terreno continuerà lo Status Quo, con Hamas in controllo della Striscia di Gaza e Fatah arbitro della Cisgiordania/West Bank; questo perché conferire piena autorità su tutto il territorio palestinese al nuovo esecutivo avrebbe comportato molti sforzi e difficoltà, rallentando quindi l'avvio del processo elettorale.

Da oggi a giovedì é previsto che i capi delle delegazioni palestinesi (specialmente Mahmud Abbas di Fatah e Khaled Mishaal di Hamas) si incontrino con molti ufficiali e dignitari della giunta egiziana di transizione, a sua volta impegnata a gestire il passaggio da una situazione di crisi alla legalità democratica.

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