sabato 18 dicembre 2010

Israele, paese dell'Apartheid, progetta barriera di confine e lager di detenzione contro gli immigrati africani

 Israele da paese del "Muro del Pianto" a "Paese dei Muri" tout-court, dopo aver scempiato la Cisgiordania con il "muro di separazione" che frammenta e spezzetta la continuità geografica, economica e sociale delle comunità palestinesi e ruba la terra più fertile e i pozzi d'acqua più ricchi per riservarli all'esclusivo uso e consumo del 'popolo eletto' ora si prepara ad alzare una nuova barriera di cemento, acciaio, filo spinato e torrette di guardia, questa volta per assicurarsi di tenere ben fuori dai propri confini gli indesiderati immigrati africani, lasciandoli nelle amorevoli mani della sbirraglia di Mubarak.
Questa volta a essere circondati dagli anfibi e dai fucili spianati dell'Esercito più (im)morale del mondo non ci sono arabi palestinesi ma neri africani.
La nuova barriera di separazione sarà completata da un adiacente campo di prigionia per radunare e sorvegliare tutti gli africani che saranno sorpresi nel sacro territorio israeliano, in attesa di rimandarli nei paesi di origine, da cui la guerra, la guerriglia, le persecuzioni politiche o la pura e semplice miseria li hanno costretti a fuggire alla volta del più vicino pezzetto di 'Occidente' disponibile.
Un immigrato africano in Israele chiede: "Diritti Umani per Tutti". In Israele? Hai proprio sbagliato paese amico mio...
Come tutti gli stati 'sviluppati' anche Israele a parole stigmatizza e rimprovera gli immigrati illegali, poi nella realtà dei fatti li cerca e ne ha bisogno...e si capisce...chi se non gli immigrati africani è disposto a rompersi la schiena dieci, dodici o quattordici ore al giorno nei frutteti e negli orti delle colonie ebraiche illegali costruite in terra Palestinese, riempiendo canestro dopo canestro di arance, pompelmi o pomodori che poi verranno impacchettati e venduti a caro prezzo negli Usa o in Europa? Non certo la "jeunesse dorée" dei figli dei coloni fondamentalisti ebrei, loro orti e filari li frequentano solo quando si tratta di incendiarli e vandalizzarli, ma ci sono i "cushi" (parola ebraica per "negri") disposti a farlo per una manciata di nuovi shekel, ormai nei kibbutz e nelle colonie non si vede più un bianco a fare un lavoro manuale.

E' triste che il lavoro di questi migranti, vittime del colonialismo e dell'imperialismo occidentale che li hanno trasformati in rifugiati, vada a diretto vantaggio di coloro che a loro volta vittimizzano, perseguitano e angariano il popolo palestinese ma, ovviamente, non per questo gli africani che lavorano nello Stato ebraico possono aspettarsi un trattamento migliore di quello che tocca agli arabi, anzi, per quanto la loro presenza sia "nuova" nella società israeliana, la loro estrema 'diversità' li ha girà resi bersagli perfetti per le ubbìe razziste e segregazioniste che hanno sempre più libero corso nell'Apartheid sionista.
Manifestanti razzisti anti-africani nel quartiere di Hatikvah
"L'influsso di immigrati dall'Africa nera" ha detto recentemente il primo ministro Netanyahu "sta crescendo e minaccia gli equilibri e l'aspetto dello Stato israeliano come lo conosciamo, deve quindi essere fermato" e alle sue intenzioni fanno eco gli slogan rauchi e la mobilitazione virulenta degli israeliani razzisti come quelli che si sono riuniti il mese scorso ad Hatikva per "protestare" contro il grande numero di africani che vive nel quartiere (perché molti proprietari di appartamenti di nascosto stipano fino a dodici-quindici immigrati in un quadrilocale estorcendo da ciascuno l'equivalente di un affitto e minacciando di denunciarli alla polizia se si ribellano). Fra i cittadini israeliani "indignati" dalla presenza africana si sentiva ripetere spesso e volentieri la parole "kooshi", "kooshaneem", "kooshanot", equivalenti ebraiche di "negraccio", "sporco negro" e via articolando, si sentivano ripetere le stesse piacevolezze che infarciscono un discorso di Mario Borghezio e dei vari identitaristi razzisti dell'estrema destra europea: "Gli africani sono bestie", "bevono e orinano per strada", "girano coi loro caftani senza niente sotto", "rubano", "guardano le nostre donne".
Gli agitatori razzisti Marziel (sx) e Ben Ari (dx) stanno probabilmente studiando di sostituire la parola "Ebrei" con "negri" nei "Protocolli dei Savi di Sion" e poi diffondere il famoso testo dell'Okhrana fra i loro elettori.
Come stercorari attratti dall'odore di letame i corrispettivi locali dei Borghezio e dei Le Pen, Michael Ben-Ari e Baruch Marziel, erano presenti a questa elevata adunanza, pronti a trarre il massimo profitto dalla montante ondata razzista che sta velocemente trasformando Israele nell'incarnazione realizzata di tutto il peggio che l'Occidente capitalista sa esprimere in questo inizio di Ventunesimo secolo: militarismo, razzismo e xenofobia.

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