Un’incredibile vicenda ha avuto luogo qualche giorno fa nella piccola cittadina di Al-Shimunjt, dove Spunfy, un cocker spaniel dell’ISIS di trentadue anni, si è offerto volontario per dare la propria vita per l’Islam ed è diventato improvvisamente un personaggio famoso.
“Spunfy – racconta un guerriero jihadista noto per spifferare tutto alla stampa occidentale – aveva risposto alla chiamata di Allah quando stavamo facendo il tocco per chi doveva crepare questa volta. Era uscito il suo padrone, un vecchio usuraio beduino odiato da tutti, e si era levato un fragoroso applauso spontaneo del gruppo di fuoco”. E’ stato allora che Spunfy ha fatto irruzione e ha interrotto i brindisi con acqua e aceto. “Ha cominciato ad abbaiare e a puntare il tritolo con insistenza. Urinava sulle cariche di dinamite, segnava il territorio intorno agli esplosivi, e a un certo punto abbiamo udito un latrato che era chiaramente un gutturale ‘Allah Akbar‘. A quel punto abbiamo capito, ci siamo commossi e abbiamo deciso di dare l’incarico a lui, anche perché si stava facendo tardi e dovevamo tornare a casa a stuprare le nostre mogli”.
Spunfy avrebbe sostituito il beduino nella missione kamikaze e il suo padrone, completamente in lacrime, gli si era gettato al collo, abbracciandolo e dicendogli, in lingua locale: “Per te stasera razione doppia di croccantini di pietra. E se potessi ti ridarei le palle che ti ho tagliato ventidue anni fa. Vuoi le mie? Sono rinsecchite, non so che farmene”, pare gli abbia sussurrato in un momento di estrema commozione.
Spunfy è stato quindi portato nella sala dei testamenti di una madrasa e equipaggiato esattamente come un kamikaze umano: esplosivo al plastico fissato al ventre, ventisette granate infilate nell’ano. Spunfy ha trotterellato fino all’epicentro di un popoloso mercato e si è fatto esplodere, trasformandosi in cibo per cani.
E’ stato allora che è cominciato il dramma. Non per i 57 morti, che comunque sarebbero trapassati lo stesso pochi giorni dopo a causa del cibo contaminato acquistato nello stesso mercato, ma per le 72 vergini del paradiso sensuale musulmano. Le houri dai seni cresciuti, gonfi a forma di pera, speravano di trovarsi di fronte un qualche villoso zingaro dal sapor mediorientale e invece si sono imbattute in un cagnolino. “Non ce lo vogliamo scopare, non ci teniamo a perdere la verginità con un cane. Maometto non insista” avrebbero protestato le pulzelle.
Intanto, nell’al di qua, la notizia ha suscitato lo sdegno delle donne della regione, che hanno vivamente protestato non dicendo nulla e restando ferme nelle loro case. “Non capisco perché queste vergini facciano tanto le schizzinose – avrebbe dichiarato telepaticamente una di loro – io scopo con mio marito ogni notte, ma preferirei farmi un cane, tanta è la puzza e la sporcizia. Si ritenessero fortunate”.
Cosa accadrà? Le 72 vergini riusciranno a convincere Maometto delle loro ragioni? Nessuno può dirlo, nemmeno i teologi del posto, attualmente troppo impegnati a formulare barzellette che contengano audaci giochi di parole sulla pratica del doggy style.
Gli Iracheni sono stati molto più umani con gli animali, mi ricordo che durante la lotta contro gli invasori americani, sono stati utilizzati dei carretti lancia razzi trainati dagli asini, questi simpatici animali hanno dato il loro contributo nella spedizione all'inferno di diverse anime degli invasori americani
RispondiEliminaEffettuato il lancio dei razzi gli asini tornavano tranquillamente a casa
EliminaAnimalisti furiosi per la foto del cacciatore siriano con il drone appena abbattuto
RispondiEliminaAbbath – Da alcuni anni ormai il territorio siriano è stato scelto per nidificare da interi stormi di droni. Si tratta di una specie di volatile molto comune negli Stati Uniti che poi, nell’era della globalizzazione – e grazie ai fiorenti scambi commerciali che ne hanno favorito la migrazione – ha trovato in medioriente un habitat favorevole in cui adattarsi. L’assenza di predatori, inoltre, gli ha consentito di collocarsi immediatamente in cima alla catena alimentare della fauna locale. Lo scellerato inserimento di questa specie non autoctona però ha ridato vita nuova all’attività venatoria: si tratta infatti di una specie di taglia grande, molto difficile sia da catturare che da vedere, una sfida avvincente per un vero cacciatore e non per quei rammolliti che si gasano per una beccaccia.
Siamo andati ad intervistare un gruppo di cacciatori nella piccola comunità montana di Abbath per capire come il drone sia diventato in così poco tempo parte integrante della cultura locale: “All’inizio, sì, pensavo fosse una cicogna e gli ho sparato, poi, dopo aver cagato per tre giorni denti, bulloni e obiettivi di telecamere, ho capito che si doveva trattare di un drone, un nuovo tipo di selvaggina metallica, e da cacciatore incallito non potevo trascurarli, così ho iniziato a studiarli e a cercare di capire come si muovono in natura” – ha spiegato Muni Al Bastiaoui, cacciatore veterano, il primo ad abbattere un esemplare di drone nel villaggio (nella foto). Ad oggi Al Bastiaoui ha già catturato oltre duecento droni americani di grossa taglia e perso almeno una cinquantina di cani da riporto.“Il mio preferito è questo – dice indicando un magnifico esemplare di drone imbalsamato sopra al camino – stava tornando indietro dopo aver fallito l’obiettivo, scambiando una scuola per un raduno di nani dell’Isis”.
Per catturarli, Al Bastiaoui utilizza le tecniche più svariate. “Sappiamo ancora poco sulla nidificazione di questa specie e ancora meno sulla riproduzione ma abbiamo sviluppato moltissime strategia per catturarli e studiarli e per farlo abbiamo dovuto imparare a pensare come un soldato americano che gioca alla Playstation con la vita delle persone e così, per alcuni, la cattura è diventata più agevole: chiamo mio figlio Kabir al cellulare da richiamo e mi metto a dire parole sconnesse circa l’Isis e loro si avvicinano, incautamente. Un ‘Al-Baghdadi regna!’ qua, un ‘Al-Zawahiri è un bell’uomo!’ là e loro vengono a guardare che sta succedendo. A quel punto mio figlio assesta una poderosa schioppettata e il gioco è fatto”. In alcuni casi, racconta Muni, gli basta semplicemente travestirsi da civile che si aggira innocente per il paese, magari usando una stampella.
“Una caccia eco-sostenibile può esistere” precisa Al Bastiaoui e ammette una certa preoccupazione per il suo futuro e quello della sua famiglia, infatti il particolare fenomeno venatorio non ferma qui le sue dimensioni. Il mercato dei cacciatori di frodo sta già muovendo i suoi artigli su questa terra desolata e iniziano ad arrivare denunce dalle associazioni animaliste sull’attività di alcuni bracconieri che avrebbero sparato a specie di droni protette (come il drone “C3C1l”, costituito da parti riciclate di Commodore Vic-20 e di ciclomotore Ciao della Piaggio) e quelli che utilizzano la pesca a strascico per catturare i droni precipitati davanti alla costa.
Antichi Romani mandavano maialini cosparsi di pece e incendiati nelle file nemiche, quando questi schieravano elefanti da battaglia (questo x crudeltà: ovviamente il contesto era diverso, lì si era in battaglia, isis attacca civili)
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