martedì 9 novembre 2010
Nuovi insediamenti ebraici: disapprovazione da Bruxelles, ONU e Casa Bianca
L'annuncio apparentemente incongruo dell'approvazione dei piani di costruzione per centinaia e centinaia "unità abitative" negli insediamenti ebraici costruiti su terra palestinese occupata ad Har Homa, Ariel e Ramot, oltre che nella zona orientale di Gerusalemme (tradizionalmente a maggioranza araba) ha suscitato un vortice di reazioni sdegnate e incredule in tutto il mondo.
Il commissario del dicastero europeo per la Politica estera, Catherine Ashton, ha dichiarato che il piano é in aperta e irriconciliabile contraddizione con gli sforzi della comunità internazionale e che perciò stesso dovrebbe essere bloccato e riconsiderato.
Il segretario generale dell'ONU, Ban-ki-moon, ha espresso "Preoccupazione alla notizia", sottolinenando come altre dovrebbero essere le priorità del Governo israeliano: "Rompere l'impasse diplomatica, riprendere i negoziati con uno spirito che possa portare a risultati".
Ma la dichiarazione, che é impossibile sia partita senza il consenso di Netanyahu, mira proprio a silurare una volta per tutte l'impostura del "Processo di pace" (inutile perché condotto con un partner che non ha autorità e non gode del rispetto di nessuno, né in Israele né in Palestina).
In particolare l'annuncio delle ottocento "unità abitative" in Gerusalemme Est serve proprio a rendere noto all'opinione pubblica mondiale quale sia il primario obiettivo del Governo israeliano: "ebraicizzare" a forza la città mettendovi a dimora colonie di fondamentalisti religiosi e costringendo gli abitanti arabi (cristiani e musulmani) a spostarsi, con le violenze, le angherie e le demolizioni.
Persino il presidente Usa, Barack Obama, ha osservato come: "Attività di questo genere non siano utili o produttive in situazioni come quella che stiamo vivendo", auspicando piuttosto un rinnovo della moratoria sull'espansione delle colonie esistenti (come quella scaduta a settembre che comunque non é mai stata veramente rispettata dai settlers dell'ultradestra religiosa) e il congelameno di ogni nuovo piano di insediamenti.
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