mercoledì 22 dicembre 2010
David Cronin: "Così l'Unione Europea si rende complice dei crimini israeliani"
I giornalisti occidentali spesso si astengono dallo scrivere sulla Palestina, pensano che già molto sia stato scritto a proposito della questione, che si trascina fra una crisi e un conflitto da oltre un secolo, e che sia perciò molto difficile trovare un 'aggancio' originale per interessare e coinvolgere il lettore. David Cronin é riuscito a fare esattamente quello che spaventa e intimorisce tanti suoi colleghi e a produrre un libro singolare e affascinante, col quale viene provato in maniera certa e inoppugnabile che le posizioni ufficiali della politica estera europea rendono l'UE nel suo complesso complice e facilitatrice dei crimini intollerabili dell'Apartheid israeliano e dell'occupazione sionista delle terre palestinesi.
Molti commentatori e politici del Vecchio Continente in privato o davanti ad uditori selezionati possono avere ammesso questa verità scomoda, ma nessun maggiore autore europeo, prima di Cronin, era mai riuscito ad evocare il coraggio morale di dibatterla pubblicamente; quando tre anni fa gli accademici americani John Mearsheimer e Stephen Walt pubblicarono il loro seminale volume sulla potenza e influenza della lobby ebraica e filosionista negli Stati Uniti, essi furono i primi a infrangere un radicato tabù. Ci sono voluti tre anni prima che qualcuno raccogliesse la palla che i due autori statunitensi avevano lanciato oltre l'Atlantico, ma l'alta qualità del libro di Cronin fa molto per ricompensare l'attesa.
Il volume incorpora una vera e propria miniera di documenti e informazioni verificate e incontestabili, per raccogliere le quali l'autore ha fatto ampio ricorso alla propria rete di contatti e confidenti, oltre ad avere letteralmente consumato i rapporti e le note provenienti dalla sede centrale della neonata diplomazia UE. In uno stile lucido e piacevole ha confrontato le dichiarazioni e le prese d'impegno europee con i fatti, evidenziando così il vero e proprio abisso che esiste fra le prime e i secondi; la denuncia di questa discrasia fra ciò che l'UE annuncia e quello che poi é effettivamente in grado di portare a termine é uno dei punti salienti della ricerca.
Ovviamente, le parti più colpevoli in questo senso, sono quelle piccole nazioni europee che hanno rapporti di servilismo quasi sicofantico verso gli Stati Uniti (e quindi anche verso chi gli Stati Uniti manipola e controlla), come per esempio la Danimarca, la Polonia, la Repubblica Ceca, gli stati baltici, ma anche le nazioni europee 'maggiori' possono trasformarsi in maggiordomi e camerieri degli interessi sionisti, quando si trovano a essere guidate dai partiti liberisti e filoamericani, come la Germania della cancelliera Merkel, o l'Inghilterra prima di Tony Blair e ora della "strana coppia" Cameron-Clegg (mentre Gordon Brown era molto meno filoisraeliano), senza parlare della Francia di Sarkozy, politico direttamente sponsorizzato dal Mossad per creare una quinta colonna filoisraeliana fra i neogollisti fin dagli anni '80.
In parte questo atteggiamento sottomesso e complice si spiega con l'inabilità dell'Europa di darsi una politica di difesa veramente autonoma e indipendente, delegando tutte le questioni connesse all'autorità della NATO e perciò soffrendo della perniciosa influenza americana anche in un periodo in cui gli Stati Uniti, sull'orlo della "cupio dissolvi" delle loro brame egemoniche e imperialistiche dovrebbero essere tutto meno che influenti, per il resto esiste il pesantissimo potere di ricatto psicologico esercitato da Israele e dalle varie lobby che a sessantacinque anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ancora spremono cambiali di eccezionalismo e di impunità a favore del regime dell'Apartheid sionista, per via delle "sofferenze degli Ebrei durante l'Olocausto".
Che gli Ebrei polacchi e moravi e russi e baltici e di molte altre nazioni europee continentali abbiano sofferto e siano morti a centinaia di migliaia sotto le angherie e le persecuzioni naziste é un conto, come questo fatto possa conferire ai discendenti degli ebrei anglo-americani o di quelli che transumarono in palestina fra la fine dell'800 e gli anni '20, (senza quindi versare nemmeno una lacrima o patire un solo dolore per le atrocità della Shoah) il permesso di sottoporre ad angherie e sofferenze ai legittimi occupanti e proprietari della terra di Palestina é un mistero che farà certamente scervellare gli storici del futuro quando si accingeranno a studiare la storia, sperabilmente non troppo lunga, di quello che é stato uno dei più violenti, aggressivi, militaristi e razzisti fra gli Stati del Ventesimo e del Ventunesimo Secolo.
Cronin non si fa nessuna illusione a proposito della natura e delle conseguenze dell'Apartheid, dell'occupazione e della persecuzione israeliana nei confronti della Palestina e dei palestinesi, egli si riferisce esplicitamente all'origine del termine "genocidio", un termine che non esisteva prima del Secondo Dopoguerra e che venne creato da un avvocato ebreo, Rafael Lemkin, che, sopravvissuto alle persecuzioni naziste, postulò che costituisse genocidio non solo l'azione di distruzione fisica organizzata di un popolo o un'etnia, ma anche qualunque piano coordinato mirato a disarticolare le basi di vita dello stesso. L'opinione di Lemkin, autorevole e dotta, fornì poi la base per la definizione di genocidio e sterminio utilizzata dalle Nazioni Unite nel 1948 per le Convenzioni e le definizioni in merito. Cronin stigmatizza i Governi europei per dimostrarsi prontissimi a imporre i loro standard e le loro richieste a Stati africani e asiatici, ma solo per divenire neghittosi e distratti quando si chiama in causa Israele, che potrà essere democratico (con gli Ebrei), avanzato e industrializzato quanto si vuole ma, coi Palestinesi, inutile negarlo, pratica da decenni crimini che commessi da chiunque altro avrebbero già suscitato scandalo e rappresaglie.
Di fronte a questo scenario desolante é possibile per l'Unione Europea 'redimersi' e segnare punti decisivi per l'affrancamento del popolo Palestinese dall'avvilente giogo dell'Apartheid sionista? Cronin, nonostante tutto, é convinto di sì e cita a proposito il fatto che i paesi UE sono destinatari del 75 per cento dei prodotti e delle merci dello Stato ebraico, certamente la prospettiva di un serio regime di sanzioni farebbe moltissimo per convincere Israele ad abbandonare le proprie azioni crudeli e disumane; l'Unione Europea deve quindi trovare il coraggio di mettere la "S" della campagna "BDS" (Boicottaggio, Disinvestimento e, appunto, Sanzioni), serve solo la volontà e il coraggio morale di farlo e, notando quanto successo abbia il boicottaggio dei prodotti dell'Apartheid in tante nazioni europee, sta alle società civili dei vari stati trasmettere questa volontà e questo coraggio alle proprie classi politche.
Nessun commento:
Posta un commento