sabato 18 dicembre 2010
La lobby sionista muove le sue pedine al Senato Usa: in arrivo campagna diplomatica anti-palestinese!
Con una irrituale richiesta "preventiva" il Senato Usa ha domandato all'Amministrazione Obama di lanciare una campagna diplomatica "per convincere i paesi del mondo a non riconoscere uno stato Palestinese, nel caso che la questione venga posta all'ordine del giorno in una futura riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite". Il Senato di Washington ha quindi confermato la propria pregiudiziale oppsizione a ogni tentativo in sede ONU di riconoscere uno Stato palestinese nei confini internazionali precedenti all'aggressione israeliana del 1967 e si é inoltre raccomandato che, qualora tali sforzi fallissero e la questione venisse comunque presentata, gli Usa dovrebbero avvalersi del loro diritto di veto per silurare la mozione.
Una tale evenienza rappresenterebbe l'ennesima istanza in cui gli Usa hanno usato tale potere (che condividono con Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna) per "proteggere" Israele dalle conseguenze della propria aggressiva e irresponsabile politica estera visto che, stante il collasso di ogni realistica possibilità di accordo tramite i negoziati del "processo di pace" (che Netanyahu vede solo come impostura per continuare impunemente ad espandere e aumentare le colonie ebraiche illegali in territorio cisgiordano e per angariare e perseguitare la popolazione di Gaza), sempre più paesi stanno decidendo di riconoscere la Palestina come uno Stato a tutti gli effetti, in modo che Israele risulti sempre più evidentemente come l'aggressore e l'occupante che é.
Il Segretario del Comitato senatoriale per gli Affari esteri, Howard Berman, ha detto che gli Stati Uniti reagiranno contro ogni tentativo di riconoscere uno Stato palestinese al di fuori della cornice dei negoziati (traditi da Israele a ogni passo e attualmente in stato comatoso), chiedendo all'ex presidente dell'Anp Mahmud Abbas (che continua a esercitare le funzioni di una carica che avrebbe dovuto abbandonare a gennaio 2009) di tornare al tavolo negoziale con Netanyahu (il quale ha rifiutato trenta aerei da guerra di ultima generazione in cambio di un "congelamento" di tre mesi nell'espansione delle colonie ebraiche in Cisgiordania).
Abaas, dal canto suo, ha fatto sapere che di fronte all'ostinazione israeliana nel sabotare a ogni pié sospinto il processo di trattativa, e all'incapacità statunitense di mettere in atto sanzioni e misure dissuasive nei confronti dello Stato sionista, intende portare avanti il processo di riconoscimento internazionale della statualità palestinese, sulla base dei confini riconosciuti fin dal 1967.
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