domenica 19 dicembre 2010
Zahar: "Non riconosceremo mai Israele ma non abbiamo nessuna intenzione di rompere la tregua!"
I Palestinesi hanno il tempo dalla loro parte nella loro lotta per un Stato autonomo e indipendente e Hamas crede che la vittoria possa venire meglio e più certamente assicurata dagli sforzi per la costruzione di una nazione coesa e solida piuttosto che dal confronto militare diretto con Israele. Questo, 'in nuce', il pensiero di Mahmoud Zahar, fondatore del movimento musulmano di Resistenza Hamas, intervistato subito dopo la conclusione della grande manifestazione per il 23esimo anniversario dell'organizzazione da lui creata insieme allo Sceicco Yassin e a Abd el-Aziz al-Rantisi.
"Non abbiamo fretta di vendere o barattare l'interesse nazionale dei Palestinesi, perché non vi é un mercato abbastanza grande che possa comprarlo, o ricchezze sufficienti a pagarlo", dice, con un linguaggio forbito che secondo i canoni del più romanticheggiante 'orientalismo' si direbbe adatto a un profeta o a un mistico e che stride un po' con l'immagine del sessantacinquenne brizzolato e vestito all'occidentale che le pronuncia.
Zahar liquida il "Processo di pace" come un'impostura, una commedia dell'assurdo che viene replicata solo perché, in quanto tattica dilatoria, avvantaggia Israele nei suoi sforzi di esproprio e colonizzazione della Cisgiordania e non risparmia frecciate e attestati di disistima ad Abbas, il capo di Fatah che si presta a mantenere in piedi quella che definisce come "nient'altro che una farsa".
"Non riconosceremo mai Israele", dichiara, senza scordarsi di aggiungere subito dopo "Ma ci asterremo dall'attaccarlo, perché tutta la nostra attenzione deve essere dedicata a Gaza, alla sua popolazione, a migliorarne la qualità della vita mostrando nel contempo un esempio di Governo virtuoso e retto"; anche qua, il paragone é implicitamente diretto ai cacicchi di Fatah, che fanno sparire milioni di dollari e di Euro di "aiuti" sui quali non viene richiesta loro nessuna accontabilità, mentre le infrastrutture civili cisgiordane cadono letteralmente a pezzi.
"Ci hanno detto: non potete resistere all'assedio, non reggerete due mesi...adesso ne stiamo per toccare cinquanta, altro che due...certamente ci sono molte difficoltà, ma siamo ancora qui, funzioniamo come Governo, come città, come popolo, sappiamo resistere, e sopravvivere, é quel che ci riesce meglio". Zahar poi cita l'Algeria, l'Angola, come esempi di lotte e di Resistenza che hanno dovuto attendere decenni, ma che eventualmente hanno ottenuto ciò per cui i loro popoli avevano lottato: "Il tempo non é importante, purché tu non lo sprechi, solo chi spreca tempo ha fretta".
"Hamas ha rispettato e continuerà a rispettare il cessate-il-fuoco negoziato con Israele al termine della Guerra contro Gaza e non ha alcuna intenzione di violarlo...la Resistenza non é soltanto lotta con le armi e le bombe, Resistenza é anche il rifiuto dell'occupazione come idea, inculcare questo concetto nelle menti del popolo, prepararlo a resistere all'oppressione con la forza dell'Idea e del Diritto, chi opprime non ha una difesa contro questo atteggiamento, se non l'aggressione, e allora il suo torto diventa ancora più ingiusificabile e mostruoso, ecco perché Israele sta perdendo sostegno e popolarità ovunque nel mondo, mentre noi ne stiamo acquistando".
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