sabato 1 gennaio 2011
Intervista esclusiva con Ousama Hamdan, dirigente di Hamas (2)
Paraipan: Come vi relazionate con altri gruppi e/o fazioni islamiche a Gaza, magari affiliate ad Al-Qaeda?
Hamadan: C'é differenza fra le due cose: una cosa é la Resistenza all'occupazione, che crediamo sia diritto di tutti i Pelestinesi, da intraprendere nei modi e nelle maniere più appropriate, ma sempre rispettando le leggi e le direttive esistenti. Mettere delle bombe a un banchetto nuziale, invece, é semplicemente trasgredire alla legge e non é permesso o accettato, quando si sono presentati casi simili i responsabili sono stati identificati, arrestati, ed é stato dato corso alla legge.
Abbiamo discusso coi responsabili, coi loro capi, abbiamo fatto pressioni su di loro, spiegando che il loro approccio era tutto meno che costruttivo. Abbiamo usato tutti gli strumenti disponibili per spiegar loro, in maniera pacifica, che stavano soltanto danneggiando la loro e la nostra comunità, alcuni ci hanno ascoltato, altri no, é chiaro che contro costoro procederemo a norma di legge.
Un altro priccolo gruppo aveva connessioni con un ufficiale della sicurezza in Cisgiordania, che teneva i contatti con uno 'sceicco' salafita in Giordania, che sosteneva messaggi e azioni di tipo radicale. Il Ministero degli Interni a Gaza intercettò le 'fatwa' di questo 'sceicco', intercettò le conversazioni telefoniche e venne in possesso anche delle videocassette che avevano preparato per le loro 'operazioni', tutte queste prove vennero inviate al Dipartimento di Giustizia.
Quando costoro dettero segno di voler resistere all'arresto intervenne la polizia, questo accadde nel 2009, dopo la fine dell'attacco sionista. Il gruppo, figuratevi, aveva intenzione di assassinare il Primo Ministro Haniyeh, erano collegati a questo ufficiale di Ramallah che rispondeva a Tawfiq Tiraqi, a sentir loro, facevano parte di 'Al Qaeda', ma noi abbiamo seguito la catena di comando, e portava a Ramallah.
Paraipan: C'é nessun fondamento alla voce che Muhammad Dayf guidasse o fosse comunque collegato a questa fazione?
Hamdan: Assolutamente no, Dayf é il capo delle Brigate Al-Qassam, é una voce senza fondamento che viene anch'essa da Ramallah ed é stata accettata dagli Americani e da qualche servizio di paesi europei per convincersi che facevano bene ad agire contro Hama. Fa parte delle menzogne diffuse da Abu Mazen e dai suoi sodali per screditare Hamas.
Paraipan: Esiste un comando centrale delle fazioni radicali? Sono un problema o soltanto un fastidio?
Hamdan: Non esiste alcun 'comando centrale', i radicali di cui parla sono individui isolati, al massimo piccoli gruppi con qualche contatto esterno a Gaza, ma preferiamo parlare di elementi piuttosto che di 'fazioni'. In ogni comunità esistono persone che a parole sono estremamente radicali, ma che al dunque non sono in grado di intraprendere alcuna attività.
Con loro preferiamo intraprendere una strategia preventiva: identificarli e far capir loro che certe azioni si risolverebbero solo in un danno verso la comunità, quindi anche verso loro stessi.
Paraipan: Hamas nacque come 'costola' dei Fratelli Musulmani, siete ancora legati a loro?
Hamdan: Quel che dice é vero, riferito alle nostre origini, ma ora le cose sono molto diverse. Hamas é un'organizzazione palestinese che rappresenta la nostra Causa e i nostri interessi nazionali, non esistono legami 'organici' con la Fratellanza, solo contatti, come possiamo averne con altri partiti o fazioni politiche.
La rete della Fratellanza é molto più ampia della nostra, comunque.
Paraipan: Qual'é stato l'impatto dell'operazione Piombo Fuso sulla strategia o sulla tattica del vostro movimento?
Hamdan: Devo dirle una cosa: quando si affronta una forza così sproporzionata alla propria, bisogna trarne tutti gli insegnamenti possibili, adattarsi alla situazione, fare tutti i cambiamenti necessari, io credo che ciò sia stato fatto.
Ma non ho dettagli, l'operazione di analisi e apprendimento é stata portata avanti dall'ala militante del movimento, e ha beneficiato soprattutto i militanti.
Per Hamas, questo aspetto é fondamentale, non si ignorano simili esperienze...dire: "E' passato, mettiamocelo alle spalle", é la strada per la rovina, i nostri militanti hanno analizzato l'accaduto e ne hanno tratto gli insegnamenti che era possibile ottenerne, devono proteggersi, e la conoscenza fornisce questa protezione.
Paraipan: Può dirmi qualcosa di Gilad Shalit? Come vanno i negoziati?
Hamdan: Avevamo fatto un'offerta pressoché definitiva, e gli israeliani stavano per accettarla, dopo averla ascoltata per tramite dei tedeschi, era una buona offerta, certo, c'era ancora del lavoro da fare per limarla, renderla definitiva, operativa. I tedeschi spingevano in quel senso, ma a un certo punto gli israeliani non si mostrarono più interessati e cercarono di cambiare le carte in tavola, il che portò al collasso dell'intera trattativa. I tedeschi ci rimasero molto male, ma non potevano cambiare le intenzioni israliani. Le cito le stesse parole del padre di Shalit: "Netanyahu é un bugiardo", é stato lui a far collassare la trattativa.
Esisteva un conflitto, un disaccordo da parte israeliana, fra il Primo Ministro, il Ministro degli Esteri, quello della Difesa e i capi dello spionaggio civile e militare. I militari e lo spionaggio civile avevano idee, atteggiamenti diversi; anziché imporsi su di loro, come dovrebbe saper fare un Primo Ministro, un capo, Netanyahu se ne lavò le mani, come Pilato, mandando tutto a monte, Netanyahu non é un capo, non é un leader, e ora sappiamo quanto sia irresoluto.
Netanyahu, inoltre, é condizionato dai 'consiglieri' americani, che gli dicono che questo accordo sarebbe controproducente, perché indebolirebbe Abu Mazen e rafforzerebbe Hamas, non so se la causa della sua indecisione sia questa, ma é probabile, vista la sua inazione.
I tedeschi sono molto più pragmatici, guardano ai risultati e si concentrano su come raggiungerli, ci chiesero se fossimo pronti a negoziare e noi dicemmo 'sì' fin dall'inizio.
Paraipan: Come definirebbe le relazioni fra Hamas e la Jihan Islamica?
Hamdan: E' basata sugli stessi principi che guidano le nostre relazioni con le altre fazioni, partiti e gruppi palestinesi.
Con la Jihad Islamica abbiamo dei punti di contatto ideologici, ma i motivi che ci muovono non sono identici...loro hanno un approccio molto più militante e questo si riflette sul loro stile, sul loro atteggiamento; penso stiano cambiando per, anche loro iniziano a crearsi un 'corpus' politico e sociale.
Quando bisogna lottare giorno per giorno, e non si ha un orizzonte a lungo termine, la militanza va benissimo, ma nella situazione attuale, servono sforzi ulteriori, anche al di là della militanza, serve un calendario a lungo termine, sempre per lo stesso fine, beninteso, sempre per la liberazione definitiva della Palestina.
A volte sorgono problemi, sul campo, problemi di coordinazione, di sincronizzazione...incidenti...magari fra i giovani...ma si lavora per limarli, per appianarli, esiste un canale di collegamento e comunicazione sempre aperto tra noi e loro.
Paraipan: La Jihad Islamica é più vicina all'Iran di quanto non lo sia Hamas?
Hamdan: Alcuno lo dicono, avranno le loro ragioni, non lo so, certamente hanno contatti con l'Iran da prima che li avesse Hamas, circa dal 1988, noi li iniziammo solo nel 1992, non posso parlare dei loro legami con Teheran perché non so quanto siano diffusi o radicati.
Tuttavia spero che legami simili possano aprirsi anche con altri paesi arabi, me lo auguro, sia per Hamas che per la Jihad.
Paraipan: Crede che Hamas potrebbe far da mediatore fra l'Iran e gli Stati arabi? Qualcuno vi ha mai prospettato la possibilità di agire in questo ruolo?
Hamdan: No, e non penso che sia auspicabile o anche necessario, pensi che certi paesi che 'accusano' Hamas per i suoi legami con Teheran, ne hanno di molto più antichi e profondi, che bisogno avrebbero di noi come mediatori?
Paraipan: E con la Siria? Che genere di relazione avete?
Hamdan: E' nostro interesse mantenere le migliori relazioni possibili con ogni realtà regionale, fa parte della nostra missione politica.
Come popolo occupato dobbiamo giocoforza cercare il sostegno di chiunque sia disposto ad accordarcelo, lavoriamo duro per avere legami con i paesi arabi più importanti, alcune nazioni sono più disposte ad aprirci la porta, altre prediligono contatti dietro le quinte, loro non parlano apertamente di noi, noi non parliamo apertamente di loro, rispettiamo il loro desiderio. Altri ancora aprono relazioni con noi pubblicamente, ma ciò che ci diciamo rimane privato.
Coi siriani abbiamo buone relazioni, hanno sempre sostenuto i Palestinesi e la loro causa, di cui Hamas é parte.
A un leader arabo, molto 'sospettoso' dei legami di Hamas con Teheran e Damasco una volta dissi: 'mettici alla prova, invitaci ufficialmente e vedrai che cosa chiediamo, lasciaci aprire uffici nella tua capitale', la sua risposta fu che preferiva se i nostri uffici fossero rimasti a Damasco.
Paraipan: Forse non vi considerava ospiti graditi? Mi scusi per la franchezza.
Hamdan: Penso che sapesse benissimo che i legami con Hamas sono in un certo senso impegnativi. I siriani a loro volta lo sanno, ma sono disposti a fare il sacrificio, e a volte anche qualcosa di più.
E già che ci siamo, parliamo un po' di Abu Mazen...forse lui non é condizionato dai suoi legami con gli americani, con gli israeliani? Quanto si é mostrato interessato alla riappacificazione? Damasco é stata incoraggiante in tal senso, ha ospitato incontri fra Hamas e Fatah, in maniera molto aperta e neutra, senza cercare di influenzarci in alcun modo.
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