martedì 8 febbraio 2011
Ashraf Bayoumi sulla Rivoluzione egiziana: "Non illudetevi, non potrà venire contenuta o addomesticata!"
Ashraf Bayoumi, influente ed autorevole osservatore e commentatore politico egiziano, ha rilasciato stamane alcune dichiarazioni al sito libanese moqawama.org, giusto prima di uscire di casa per raggiungere piazza Tahrir, dove si é unito alle centinaia di migliaia di cittadini che per il quindicesimo giorno di fila hanno manifestato per chiedere la fine della tirannia di Mubarak e la sua cacciata dal paese.
"Devo unirmi ai miei compatrioti perché la rivolta non é finita e non deve finire, fin troppi tentativi di soffocarla e domarla sono in atto, decisamente troppi perché la mia coscienza resti tranquilla qualora decidessi di rimanermene in casa. Ci sono molte parti in gioco in questo momento contro la rivolta del popolo egiziano, che vogliono impedire che la protesta si trasformi in rivoluzione, tra queste le più evidenti e impegnate sono certamente gli Usa e Israele e, un po' più defilate, certe potenze europee".
"Iniziamo con ordine, non vi é alcun dubbio che questo movimento popolare vada in direzione totalmente opposta ai desideri delle potenze dominanti, agli obiettivi dell'imperialismo e del sionismo: solo fino a pochi giorni fa gli Stati uniti si auguravano che Mubarak mantenesse il suo ruolo per poter 'guidare il processo di transizione', ora, tutto a un tratto, sembra che la Casa Bianca e la signora Clinton siano diventati fervidi sostenitori della rivolta, in realtà esiste un abisso tra le loro dichiarazioni ufficiale e le scelte e le decisioni politiche effettive, l'amministrazione Usa spera di mantenere al potere l'apparato di Mubarak, ma con facce 'nuove' e accettate dalla popolazione.
"I manifestanti intanto rimangono adamantini nella loro compattezza e nella resolutezza delle loro richieste, vogliono fare piazza pulita del vecchio regime e ottenere riforme e cambiamenti da un nuovo sistema; per ottenere ciò devono fare i conti con la polizia, l'apparato militare, gli oligarchi arricchitisi sotto Sadat e Mubarak e pochi intellettuali disonesti che hanno preferito le comodità della corte alle durezze e ai rischi di una posizione critica e di dissenso".
"Il cosiddetto 'volto nuovo', Omar Suleiman, lo conosciamo bene, é un sodale e complice degli israeliani che ha avuto modo di conoscere e frequentare a lungo durante i 'negoziati' con lo Stato ebraico, è una parte organica, integrante del regime di Mubarak, non saremo mai liberi se, per esempio, ci liberassimo del 'faraone' lasciando Suleiman al suo posto, questa rivoluzione non potrà concludersi con delle mezze misure, quello che la gente in piazza vuole é dignità, libertà, giustizia, sviluppo e sovranità nazionale".
"Vogliamo boicottare e denunciare Israele, vogliamo abbattere le mura e le barriere che serrano l'assedio sionista contro Gaza, vogliamo rifiutare e stralciare ogni 'accordo' e ogni subordinazione a Tel Aviv, tutto questo non é separabile dalle altre questioni e verrà perseguito e ottenuto con la stessa mobilitazione nazionale che vediamo in questi giorni, un movimento di massa, trasversale, nazionale e popolare".
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