Le libere e democratiche elezioni presidenziali egiziane che seppelliranno definitivamente il corrotto regime di Hosni Mubarak, il 'faraone' asservito a Usa e Israele, sono ancora relativamente distanti, ma già alcune candidature sono note e, nel tentativo di polarizzare l'attenzione dei media e il favore degli elettori alcuni dei "papabili" stanno già esplicitando le loro posizioni su alcune delle questioni 'calde' del momento.
E' il caso del Segretario della Lega Araba, Amr Moussah, che ha dichiarato nella giornata di ieri come secondo lui non sia sufficiente che l'Egitto, come annunciato, si accinga ad aprire completamente alle merci e al traffico il varco di confine di Rafah (liberando 'de facto' la Striscia di Gaza dallo strangolamento economico imposto da Israele all'indomani della legittima vittoria alle urne di Hamas come 'Punizione Collettiva' verso i Palestinesi); il Cairo, spiega Moussah, dovrebbe fare dirette pressioni su Tel Aviv affinché anche gli altri varchi vengano liberati, spezzando l'assedio anche 'de iure'.
"Dovremmo usare le molte interessenze israeliane in Egitto come pedina di scambio, se lo Stato ebraico sarà ragionevole ci sarà un futuro promettente per le sue relazioni con noi, altrimenti dovrà pagarne le conseguenze". Non sono passati che tre mesi dalla caduta dell'autocrate Mubarak e tali parole sembrano venire da un altro pianeta rispetto a quelle, servili e accomodanti, che sono risuonate al Cairo per oltre tre decenni.
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