E' emersa nella giornata di ieri la notizia che un uomo di nazionalità israeliana é stato arrestato in Egitto durante le manifestazioni che hanno portato alla deposizione di Hosni Mubarak, il tiranno filo-sionista e filo-imperialista al potere da trenta anni. L'arrestato, accostando giovani egiziani in Piazza Tahrir, centro delle proteste contro l'autocrazia del Presidente-dittatore, cercava di incitarli a commettere atti di violenza e vandalismo, promettendo loro somme di denaro in ricompensa.
In particolare, l'agente sionista sembrava molto interessato alla possibilità di provocare scontri con le truppe dell'esercito, chiamate da Mubarak in piazza, ma poi rifiutatesi di imbracciare le armi contro i manifestanti. Questo fatto spiega molto bene il modus operandi di Tel Aviv di fronte alle dimostrazioni della primavera araba, e quanto il Regime dell'Apartheid tema l'affermarsi della democrazia nei paesi vicini e circostanti.
I giovani egiziani, dapprima fingendo di dare retta al provocatore, sono riusciti a prenderlo in trappola e a consegnarlo alle forze armate che voleva vedere attaccate. Con la caduta di Mubarak e la salita al potere del Consiglio militare di transizione l'israeliano é stato preso in consegna dalle autorità militari insieme al membro delle forze speciali ('Sayeret Matkal') a sua volta arrestato durante le proteste. Dopo il trionfo della rivoluzione diverse manifestazioni si sono susseguite al Cairo di fronte all'ambasciata israeliana, con la folla che chiedeva la sua immediata chiusura e l'espulsione di tutta la delegazione diplomatica sionista, guidata da Yitzhak Levanon.
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