Sembra ormai che sia sempre più vicino il momento in cui il nome di Ali Abdullah Saleh si unirà alla lista di quei tiranni arabi spazzati via dalla "Primavera" del 2011, dopo Zine el Abidine Ben Ali in Tunisia e Hosni Mubarak in Egitto ma, a testimonianza di quanto secondaria e superflua sia ormai la sua figura non sarà l'ex-Padre Padrone dello Yemen a deciderlo, bensì il suo Vice, Abdrabuh Mansour.
Il Vice-presidente, in carica da quando Saleh é stato trasferito d'urgenza in Arabia Saudita per le gravi ferite subite nel suo palazzo a causa di un attacco con razzi e bombe da mortaio, é infatti ormai assediato da manifestanti che domandano a gran voce le sue dimissioni e il passaggio delle redini del paese a un Consiglio di transizione, che gestisca il passaggio del paese alla Democrazia.
In una conferenza stampa tenuta nella capitale Sanaa i membri del "Comitato supremo per la Rivoluzione" hanno chiarito che le loro azioni e manifestazione subiranno un'escalation a partire da domani se da Mansour verrà altro che una resa incondizionata alla loro richieste. Ieri il Ministro della Difesa di Saleh ha detto che il sessantanovenne autocrate di Sanaa 'sta bene' e presto si rivolgerà alla nazione, ma persino i più sfegatati sostenitori del Presidente sono disposti a credere che un settuagenario con ustioni del secondo e terzo grado sul quaranta per cento del corpo e metà del viso 'carbonizzato' sia sul punto di riprendere in mano la situazione.
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