Sarà un mesto trentatreesimo anniversario quello che Ali Abdullah Saleh passerà in Arabia Saudita, dove si sta riprendendo dalle gravi ferite sostenute a giugno quando il suo palazzo di Sanaa é stato violato da un attentato esplosivo che lo ha lasciato ustionato e trafitto da schegge e frammenti di legno; era infatti il luglio del 1978 quando l'ex-Maggiore dell'Esercito nordyemenita venne nominato Presidente dell'ex Arabia Felix.
Intanto, nel più totale silenzio dei media asserviti agli interessi sionisti e americani, enormi folle si sono radunate a Sanaa e Ta'izz (città di cui Saleh fu governatore militare prima della sua 'scalata al successo') per chiedere le dimissioni di quanti continuano a governare il paese in vece dell'autocrate esiliato e la transizione a un sistema democratico.
Nonostante la totalità della popolazione abbia ormai in odio Saleh e il suo regime nessun paese occidentale si é azzardato a chiedere un passo indietro all'ex-uomo forte di Sanaa, che ha sempre garantito la più abietta sottomissione ai desiderata di Usa e Israele. Tanto basta per avere la "patente" di "solido e affidabile democratico" da parte degli ipocriti governanti occidentali.
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