Sempre più in un fantozziano "marasma allucinante" il Ministro sionista della Guerra Ehud Barak ha compiuto quello che potrebbe rivelarsi come il più madornale errore di una carriera politico-militare non esattamente 'eccelsa' (era Primo Ministro nel 2000 quando l'Esercito di Tel Aviv venne costretto alla precipitosa ritirata dal Libano) consentendo, con decisione resa esecutiva in questi giorni, che l'Egitto riporti centinaia di truppe (1500 in un primo scaglione), mezzi blindati ed elicotteri nella Penisola del Sinai.
Un altro chiodo si aggiunge al coperchio del feretro in cui verrà seppellita la cosiddetta "Pace di Camp David" (in realtà un'umiliante capitolazione di Anwar Sadat ai diktat americani e sionisti), si potrebbe dire, ma quello che rende la circostanza eccezionale é che l'Egitto non ha dovuto nemmeno incomodarsi a forzare la mano; lo stesso regime ebraico, nella persona del suo malaccorto 'Kriegsminister' si é premurato di servire al Cairo, sul proverbiale 'piatto d'argento', la possibilità di riaffermare "con gli stivali sul terreno" la propria sovranità sul Sinai.
Il 'razionale' per la sorprendente decisione sta nella consapevolezza da parte israeliana (nonostante tutte le dichiarazioni riguardo la paternità di Gaza) che il recente attacco ai busi di militari presso Eilat é stato compiuto da un commando di combattenti entrato in Israele tramite il Sinai e che quindi, per "pattugliare la zona" sono necessarie truppe cairote nella zona. Quello che ci chiediamo, e la domanda la porgiamo retoricamente anche a tutti i nostri lettori, è questo: "Chi o cosa assicura Barak che le truppe egiziane nel Sinai agiranno nel migliore interesse dello Stato sionista? Ci troviamo di fronte a una eccessiva fiducia nei sentimenti filosionisti della Giunta Tantawi? E cosa accadrà quando, dopo le elezioni, le truppe dovranno obbedire a un Governo di segno molto diverso??".
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