Un altro scalino nella crescente atmosfera di disfacimento dei rapporti tra Egitto e entità sionsita si é avuto nel corso del week-end, quando pesantissime restrizioni, poi parzialmente modficate, sono state imposte all'accesso di persone recanti documenti del regime ebraico attraverso il confine del Sinai, mentre quanti esibivano passaporti o carte d'identità di altri paesi venivano ammessi alle usuali procedure di controllo.
La decisione delle autorità egiziane é arrivata dopo che le forze dell'occupazione sionista, lo scorso venerdì, avevano annunciato che il confine con il Sinai era stato "messo in allarme rosso" a causa di voci che volevano un commando della Resistenza palestinese proveniente da Gaza impegnato nel tentativo di penetrare in Israele proprio attraverso il territorio egiziano.
I media sionisti immediatamente hanno iniziato a propalare una complessa ed eccessivamente dettagliata storia su come tale 'commando' avrebbe voluto screditare il tentativo di Fatah di ottenere il riconoscimento ONU per uno Stato palestinese mutilato e diviso tra Cisgiordania e Gaza. Naturalmente invitiamo i nostri lettori a riflettere che se un tale 'commando' fosse mai esistito i media del regime ebraico ne avrebbero conosciuto motivazioni e strategia solo dopo la sua azione, non prima.
In seguito, verso la serata di sabato, il severo ordine di 'divieto d'accesso' per tutti i possessori di documenti sionisti é stato modificato, rimanendo in vigore soltanto presso il varco di confine di Taba, attraverso il quale, almeno secondo quanto riporta il quotidiano Haaretz, sarebbe tuttora in vigore.
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