Le autorità del Cairo hanno cortesemente ma fermamente comunicato alle Nazioni Unite che non hanno intenzione di richiedere alcun genere di aiuto all'organizzazione per la stesura della nuova Carta Costituzionale che andrà presto a sostituire quella in vigore durante il trentennale regime dell'autocrate filosionista e filoamericano Hosni Mubarak, spodestato con la Rivoluzione di Piazza Tahrir poco più di dodici mesi fa.
Il portavoce del Ministero degli Esteri Amr Roshdy ha dichiarato che, pur gradendo l'offerta ricevuta da rappresentanti dell'ONU, il paese ha ritenuto che l'esperienza, l'equilibrio e la sintonia dei giuristi e costituzionalisti egiziani siano da soli sufficienti a garantire la creazione di un documento rappresentativo, equanime e in linea con le aspirazioni e le aspettative del popolo; Roshdy ha anche fatto notare che esperti e diplomatici egiziani sono spesso stati chiamati come consulenti in altri paesi in occasione della creazione o della modifica di qualche Carta Costituzionale, specialmente da paesi arabi, africani o musulmani.
Roshdy ha anche fatto notare che nel corso del periodo di transizione che traghetterà definitivamente il paese oltre "l'interregno" dello SCAF e verso la sua futura forma di compiuta democrazia sarà incluso anche un momento di ratifica e accettazione della nuova Costituazione attraverso un referendum nazionale.
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