Con un voto a larghissima maggioranza la Camera Bassa del Parlamento egiziano recentemente rinnovato dalle elezioni politiche che hanno visto il trionfo dei partiti religiosi FJP (espressione della Fratellanza Musulmana) ed Al-Nour (dei musulmani ancora più ortodossi) ha approvato una dichiarazione nella quale si definisce Israele "Nemico principale dell'Egitto" e si chiede ufficialmente "la chiusura dell'ambasciata sionista e l'interruzione di ogni rapporto diplomatico con Tel Aviv" oltre all'immediata cessazione di qualunque accordo commerciale o economico con lo Stato ebraico.
Il testo della dichiarazione é stato preparato dal Comitato Affari Regionali dell'Assemblea del Popolo e in esso si può leggere, tra l'altro: "L'Egitto post-Mubarak non potrà mai definirsi amico, partner o alleato, a qualunque titolo, dell'entità sionista di occupazione della Palestina, che deve anzi venire classificata come il nemico numero uno dell'Egitto e, più in generale, della Nazione Araba. L'Egitto dovrà trattare con tale entità conseguentemente, e il suo Governo deve fin da ora cominciare a riconsiderare tutte le relazioni e gli accordi con questo nemico".
Nel 1979, in conseguenza degli iniqui e umilianti "Accordi di Camp David" sottoscritti da Anwar Sadat, ansioso di gettare alle ortiche l'eredità del Nasserismo per trasformarsi in un satrapo filo-americano, l'Egitto diventò il primo paese arabo a "riconoscere" il regime ebraico e venne anche costretto a 'regalare' annualmente mostruose quantità di gas metano a Tel Aviv (il 40 per cento del suo fabbisogno annuale), con grave spreco di risorse naturali e danni ingenti alle casse statali.
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