lunedì 12 marzo 2012

Proseguono le proteste al Cairo contro Governo e Generali mentre il Parlamento vota per rifiutare gli 'aiuti' USAid!


Continuano a montare le proteste in Egitto contro il Governo e la Giunta militare che hanno acconsentito a liberare i cittadini statunitensi iscritti nel registro degli indagati e messi sotto processo dalla Magistratura per avere cercato, quali agenti di ambigue "ONG" a stelle e strisce di istigare disordini e violenze in maniera da screditare l'immagine del paese post-Mubarak e favorire una permanenza al potere di quegli stessi generali che hanno consentito loro di farsi beffe del processo e dell'ordinanza restrittiva che avrebbe dovuto impedire loro di fuggire. Tra gli accusati c'era anche un figlio dell'attuale Ministro dei Trasporti di Obama.

Nella giornata di ieri decine di migliaia di persone si sono radunate in piazza al Cairo per chiedere le dimissioni del Governo ad interim, proprio quando un documento ufficiale del Parlamento estendeva una simile richiesta al Premier Khamal Ghanzouri, nominato Primo Ministro dopo le dimissioni di Essam Sharaf, arrivate dopo la strage di Maspero dello scorso autunno. Intanto, in una dimostrazione di orgoglio patriottico più unica che rara il Parlamento ha votato quasi all'unanimità una risoluzione per rifiutare e respingere al mittente tutti gli 'aiuti' del programma USAid, 'guinzaglio' economico con cui gli Stati Uniti si garantiscono la fedeltà di satrapi e cacicchi del loro imperialismo.

Accettati da Sadat e poi da Mubarak in cambio di una posizione sottomessa e asservita nei confronti di Tel Aviv gli aiuti USAid non hanno mai migliorato di un'acca le condizioni di vita della popolazione, che dai tempi di Nasser non ha visto che abbassarsi il suo reddito e alzarsi i costi di beni e servizi a causa delle "liberalizzazioni selvagge" imposte dagli usurai di Banca Mondiale e Fondo Monetario che ovviamente al tempo di Mubarak dettavano legge sull'economia egiziana. Adesso l'Egitto potrebbe essere il primo paese a rimandare indietro tali ambigui e interessati 'aiuti' una scelta di coerenza e dignità che farebbe molto per cancellare l'onta di oltre trent'anni passati nella sottomissione ai 'diktat' di Washington e Sion.
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