sabato 23 febbraio 2013
Altri 'detenuti fantasma' nelle galere sionaziste? Una famiglia libanese, dopo 35 anni, spera ancora di riavere suo figlio!
Il recente scandalo legato alla misteriosa morte di Ben Zygier, ebreo australiano con doppio passaporto e già agente del commando omicida del Mossad che assasinò Mahmoud Mabhouh a Dubai, durante la sua detenzione illegale da parte del regime sionista, ha fatto riemergere l'attenzione internazionale riguardo diversi altri casi di presunti prigionieri trattenuti da Israele al di fuori di ogni cornice di legalità internazionale, come ben si addice a uno 'Stato Canaglia' che viola e ignora dozzine di risoluzioni ONU, mantiene un arsenale atomico illegale fuori da ogni controllo, pratica l'occupazione militare di territorio e l'omicidio internazionale e la minaccia militare come 'normali' strumenti della sua Politica Estera. Uno di questi casi sarebbe stato segnalato da un cittadino australiano di origine libanese, Jamal Skaf, il cui fratello Yahya, un tempo militante di un'organizzazione di Resistenza colegata all'OLP é stato dato per morto nel 1978 quando prese parte all'operazione armata di rappresaglia con cui le milizie filopalestinesi all'epoca operanti in Libano avevano deciso di vendicare l'assassinio del dirigente Kamal Adwan, ucciso da sicari sionisti a Beirut.
L'operazione, guidata dalla famosa guerrigliera Dalal Mughrabi, causò gravi danni e molte vittime al regime sionista e si é sempre considerato che al suo apice, non avendo apparente via d'uscita, i commando libanesi e palestinesi si siano dati la morte piuttosto che cadere vivi in mano agli israeliani, ma, nonostante questo, Jamal Skaf ha dichiarato di essere stato contattato da un sacerdote giudaico australiano che lo avrebbe informato della possibilità di ottenere la liberazione di Yahya, a suo dire detenuto segretamente in Israele, a fronte del pagamento di un 'riscatto' di 40 milioni di dollari.
Non avendo modo di procurarsi una simile somma non replicò alla richiesta del rabbino, ma raccontò la storia alla redazione di "Al-Akhbar" e, a seguito delle notizie emerse recentemente, ha deciso di chiedere nuovamente alle autorità libanesi di incaricarsi di accertare se sia possibile che Yahya sia effettivamente prigioniero in Israele, in quali condizioni, e se sia possibile ottenerne il rilascio. La famiglia Skaf ha sperato a ogni scambio di detenuti libanesi avvenuto negli ultimi 30 anni di ricevere notizie del suo congiunto, fino quasi ad abbandonare la speranza quando niente venne rivelato nemmeno dopo la restituzione a Israele dei cadaveri dei caduti dell'ultima guerra del 2006.
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