Cominciano ad arrivare i primi frutti della gigantesca operazione antiterrorismo lanciata nel week-end nelle province irakene di Anbar e di Niniveh con l'utilizzo massiccio di decine di migliaia di uomini dell'Esercito coordinati dall'intelligence di Bagdad e sostenuti da squadroni di elicotteri e squadriglie di aeroplani militari. Proprio da Anbar, un tempo focolaio di insurgenza wahabita e di vigliacchi ex-fedelissimi di Saddam ora prostituitisi ai petrodollari di Riyadh e Doha, arriva la notizia del primo arresto 'eccellente' che ha portato nelle mani della sicurezza irakena niente meno che il capo qaedista Adnan al-Awesi.
Uomo di spicco della cricca takfira impegnata a sostenere e rifornire i mercenari stranieri in Siria oltre che a fomentare i dissidi e le frizioni intestine tra sciiti e sunniti nel Paese dei Due Fiumi. Dalla zona di confine con la Giordania, invece, arriva l'altrettanto buona notizia della scoperta e del conseguente smantellamento di una "enorme" base terrorista wahabita, un evento che vendica l'ottimismo mostrato ieri dal Premier Nouri al-Maliki il quale ha assicurato che ogni metodo di contrasto verrà impegato per impedire agli estremisti di portare il paese all'instabilità e al caos.
Questi importanti successi della lotta anti-terrorismo in Irak fanno il paio con quelli conseguiti recentemente in Siria ma anche in Libano e dimostrano come ci vogliano ben più che una manciata di pendagli da forca liberati dalle galere saudite o recuperati dalle fogne dove si sono rifugiati gli ex-sicofanti di Saddam e qualche centinaio di milioni di dollari di origine petrolifera per dare problemi all'Asse della Resistenza anti-imperialista, non importa quanti sforzi facciano le cancellerie di Washington, Tel Aviv, Parigi, Londra e Bruxelles nell'armare e mobilitare i loro pupazzi qaedisti di sempre.
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