Quando poche settimane orsono gli amici della Radio Iraniana IRIB ci concessero i loro microfoni e il loro "airtime" per interrogarci sulle nostre opinioni sulla recente 'riconciliazione' Hamas-Fatah riuscimmo chiaramente ad avvertire che, al contrario della nostra redazione, essi ritenevano l'avvenimento positivo e foriero di sviluppi beneauguranti per la situazione dei Palestinesi, in primis per quelli della Striscia di Gaza.
Lungi da noi il proposito saccente e antipatico di recitare la parte del "Noi l'avevamo detto"; ma purtroppo i recenti eventi dimostrano come il nostro scetticismo venato di pessimismo fosse probabilmente una posizione più realistica.
A fatti di cui abbiamo già reso cronaca si affianca ora l'annuncio del leader di Fatah, Abbas/Abu Mazen, di voler sottoporre il varco di accesso di Rafah tra Gaza e Sinai Egiziano alle norme stabilite nel 2005 con uno degli innumerevoli "calamenti di braghe" di fronte ai sionisti.
Secondo i papiri firmati dai 'negoziatori' palestinesi nove anni fa le operazioni di transito tra Egitto e Gaza si potrebbero effettuare SOLO E SOLAMENTE in presenza di osservatori internazionali UE, la cui base operativa si trova nella porzione di Palestina occupata dal 1948.
Al regime sionazista basterebbe quindi bloccare l'unica via d'accesso tra il QG degli osservatori e Rafah (e in passato lo ha fatto già più di una volta) per impedire loro l'accesso e quindi paralizzare l'unica vavolva di sfogo del ghetto costiero assediato.
Ovviamente l'UE, schiava e serva del sionismo internazionale, permeata di lobbisti a Sei Punte fin nel più piccolo ufficio di Strasburgo e Bruxelles mai e poi mai avrebbe i "cojones" di spostare il Quartier Generale dei suoi osservatori.
Speriamo che ad Hamas qualcuno si renda conto che questa 'riconciliazione' é stata una pessima, pessima idea.
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