Il giorno sabato 19 luglio 2014, in via di Porta Labicana 56 a Roma, si è tenuta l’assemblea organizzativa per una manifestazione nazionale di sostegno alla Palestina. Fissata per sabato 26 luglio, questa iniziativa è stata indetta dalla Coalizione Freedom Flotilla, Campagna Nazionale per Yarmouk, Comitato Romano di Solidarietà con il Popolo Siriano e la Comune Umanista Socialista.
Probabilmente per il ventaglio delle sigle che hanno promosso e sottoscritto l’appello, numerose sono state le perplessità e le contrarietà di collettivi, gruppi e individui in quanto iniziativa suscettibile di insidiosa e rozza strumentalizzazione.
Nonostante la generale diffidenza, il Comitato del Martire Ghassan Kanafani ha scelto di intervenire all’assemblea per sincerarsi personalmente dei contenuti e per, eventualmente, manifestare il proprio dissenso e esprimere la più totale contrarietà allo sfruttamento della sofferenza dei palestinesi sotto attacco costante e particolare degli ultimi giorni.
I timori di tanti si sono puntualmente rivelati fondati in quanto la nostra inaspettata sortita c’è stata mentre si intavolava la condivisa necessità di focalizzare l’attenzione della solidarietà italiana sulla totalità del popolo palestinese in lotta, “lotta che include i palestinesi di Yarmouk che resistono contro Bashar Al Assad” (!).
Abbiamo pazientemente e come si conviene seguito gli interventi dei presenti attendendo di poter prendere parola. A onor del vero bisogna citare i dubbi di uno dei presenti, attivo nel contesto politico latino-americano, il quale ha manifestato le proprie riserve rispetto all’accostamento della resistenza palestinese all’opposizione siriana, armata dalla NATO. Per il resto, i punti di vista erano aderenti al leitmotiv iniziale e, tra critiche ad Hamas e la sua oppressione degli abitanti della Striscia di Gaza, affermazioni esageratamente lapalissiane e odi alle primavere arabe, c’è stato spazio persino per preoccupanti paralleli con l’Ucraina, come di terra contesa tra “filo-Putin e filo-Porošenko”; transeat quindi sulla marchiana semplificazione delle differenti questioni e i relativi mutevoli equilibri negli altrettanto differenti contesti.
Tutta la pacatezza si è persa quando, dopo aver preso a fatica la parola e a nome di un comitato, lo ribadiamo, formato per due terzi da studenti palestinesi, dopo aver confutato le solite parziali storie ripetute a pappagallo, i toni si sono scaldati e siamo stati accusati di sostenere “il massacro dei palestinesi in Siria” attraverso le canoniche pillole di storia snocciolate, tra l’altro, a chi le ha iniziate a studiare sui kutub della scuola primaria di un campo profughi.
Inutile dire che in questa atmosfera ci siamo visti costretti ad allontanarci.
Non ci siamo stupiti delle posizioni esposte in questa sede, ci sentiamo comunque in dovere di mettere in guardia compagni, collettivi e gruppi di solidarietà con la Palestina poiché, chi in buona fede, chi con troppa leggerezza, ancora sta considerando la partecipazione ad una manifestazione che non possiamo esimerci dal definire squallida (a quanto pare non sarà neppure di carattere nazionale, come hanno convenuto i presenti vista la più che probabile scarsa partecipazione).
In sintesi, con questa mossa, coalizioni e
gruppi come Freedom Flotilla sono andati ben oltre il processo di
depoliticizzazione della causa palestinese: questo agire non troppi anni
fa era facilmente ascrivibile al ruolo degli ascari della Nato e alle
dinamiche delle rivoluzioni colorate.
Tocca chiedersi però… dove inizia e dove finisce “l’utilità degli idioti”.
"Comune Umanista Socialista" sta forse per "Socialismo Rivoluzionario"?
RispondiEliminaSe sì, è bene ricordare ai pochi che ancora non lo sapessero che "Socialismo Rivoluzionario" è un'organizzazione settaria a carattere endogamico. La linea politica eufemisticamente definibile come ondivaga, le spassosissime prese di posizione per la quale si è tirata addosso il disprezzo dell'intero mondo politico peninsulare e infine la decisione (neanche troppo recente) di ritirarsi in campagna ad insegnare l'amore reciproco e il bene comune fanno pensare che con l'andar degli anni il fine ultimo di tutta la costosissima baracca sia diventato quello di assicurare al suo fondatore una compagnia femminile fidelizzata, entusiasta e dal turn over frequente.
Detto altrimenti si tratta di gente da cui ci si dovrebbe offendere di essere stimati.
(per approfondire: Stefano Santarelli - Dietro la non politica.