venerdì 21 novembre 2014

Burkina Faso: una rivoluzione tradita e normalizzata?

Ho avuto il piacere di tradurre per gli amici di "Stato e Potenza", questo ricco e completo articolo di Luc Michel sulla situazione in Burkina Faso, potrete trovarlo in lingua originale a questa pagina.
Fin dalle prime ore della rivoluzione del Burkina Faso avevo espresso su ‘Afrique Media TV’ le mie inquietudini su una possibile ‘normalizzazione’ della rivolta da parte di uomini legati all’Occidente, Esercito in primis. Affermai che sarebbero state l’agenda di Washington o quella di Parigi (differenti in spirito e fini, anche se a volte per qualche dettaglio coincidenti) che, infine, avrebbero dominato la situazione. I fatti recenti confermano la bontà dei miei avvertimenti.

IL COLONNELLO ZIDA NUOVO PREMIER, CIVILI INQUIETI

La transizione verso un potere non-militare, appena iniziata in Burkina Faso, é stata imposta da Washington con la minaccia di sanzioni; in omaggio formale a questa il Colonnello Isaac Zida, che aveva assunto la Presidenza a fine ottobre, si é dimesso solo per venire nominato Primo Ministro dal nuovo Presidente ‘civile’ (Michel Kafando -NdT-), segno che l’Esercito non ha nessuna intenzione di farsi da parte nel gioco politico. Questa persistenza dell’influenza militare sui centri di potere del paese ha suscitato inquietudine nella società civile e malcontento in quasi tutti gli abitanti della capitale Ougadougou interrogati in merito dalla France Presse.

Kafando, pesantemente responsabile nell’assassinio di Sankara, nel corso di un intervista a Radio France Internationale ha lasciato intendere che il Colonnello Zida, pressoché sconosciuto al pubblico appena un mese fa: “Potrà giocare un importante, essenziale ruolo nella stabilizzazione” del paese, insistendo sul “posto necessario” che l’Esercito deve avere in questo processo, proseguendo un impegno nelle vicende interne che é scattato subito dopo la fuga dell’Ex-presidente Compaoré.

Infatti, appena l’Ex-capo di Stato lasciò il paese verso la Costa d’Avorio, il 31 ottobre scorso, dopo 27 anni di ‘regno’ incontrastato, si produsse immediatamente un dualismo tra il Capo di Stato Maggiore Honoré Traore e il Capo del Reggimento di Guardia Presidenziale (Zida, appunto), che entrambe rivendicarono la presidenza, ma, contrariamente all’ordine di grado e anzianità, fu quest’ultimo a uscirne vincitore. Secondo il giudizio di un diplomatico esperto: “Zida ha compiuto un vero colpo di Stato, incruento, ma pur sempre colpo di Stato”.

Al termine di intensi negoziati che hanno visto protagonisti gli uomini delle Forze Armate, i partiti politici e la società civile, una Carta di transizione é stata adottata la settimana scorsa e un nuovo Presidente a interim (Kafando) ha preso il posto di Zida, col compito di portare il paese verso nuove elezioni fissate a dodici mesi da adesso. Kafando, già Ministro degli Esteri, ha una provata e sperimentata esperienza diplomatica e un profilo da tecnocrate ed é ben visto dalla maggiora parte dei cittadini del Burkina Faso, il Colonnello Zida, invece, é visto con minore entusiasmo anche se, come ha commentato Ablassé Ouedrago, uno dei capi delle Opposizioni “Non é un problema che Zida sia arrivato al premierato; del resto la Costituzione provvisoria non proibisce che un militare occupi quel posto”.

QUALE SARA’ LA REAZIONE DELLE PIAZZE?

“Non siamo solamente inquieti, c’é molto di più”, ha dichiarato alla France Presse Guy Hervé Kam, portavoce del Movimento Cittadino Balai, le cui capacità di mobilitazione massiccia della popolazione hanno giocato un grande ruolo nella cacciata di Compaoré. Il co-fondatore del movimento Balai, il cantante Sams’K le Jah, ha detto di attendere le prime mosse di Zida per poterlo giudicare, e ha rilevato che, al potere, spesso i civili si sono mostrati peggiori dei militari.

“Si deve verificare in quale misura questa nomina sia destinata a influenzare, cambiare o invertire l’orientamento della transizione”, ha commentato il politologo Siaka Coulibaly. Invece per Moussa Yabré, proprietario d’hotel, “La rivoluzione sarà soffocata”; “(L’Esercito) vuole rubarci la nostra lotta” rincara la dose Assane Ilboudo, studente, e Hama Ouderago, funzionario, chiama quello che é successo “Un colpo di stato travestito”, da parte del Colonnello Zida che “Ha già iniziato il suo one-man-show”. La gioventù che é scesa in piazza a contestare il regime di Compaoré e che ne ha causato la cacciata sembra particolarmente ostile a un potere militare che a suo dire ha compiuto “Un tradimento della rivoluzione” e potrebbe anche reagire con violenza, con una ripresa di manifestazioni e scontri di piazza. “Che Kafando abbia subito recuperato il capo della Guardia Presidenziale (di Compaoré) come Primo Ministro mostra di che enorme mascherata stiamo parlando”, esclama Philippe Edouard Kaboré, applaudito da un gruppo di studenti.

ZIDA, UN MILITARE LANCIATO DALL’OMBRA AL CUORE DEL POTERE

 Sospensione dei consigli municipali e regionali, rimozione di due uomini-chiave dell’apparato pubblico con accuse di ‘sabotaggio’: il Colonnello prima della sua nomina a Primo Ministro aveva già mostrato che non considerava finito il suo ruolo pubblico con le dimissioni da Presidente e appena investito della nuova carica ha iniziato a fare mosse decisive. I fedelissimi del clan Compaoré installati alla Sonahby e alla Sonabel (società nazionali degli idrocarburi e dell’elettricità) sono stati rimossi con gravi accuse; subito dopo sono stati sospesi i consigli locali, a loro volta riempiti negli ultimi 30 anni di fedeli del vecchio Presidente.

Vediamo il ritratto di questo Colonnello: “Solido, gagliardo, dai baffi sottili e curati, abituato a portare occhiali senza montatura, questo ufficiale di religione protestante non dimostra i suoi 49 anni era praticamente sconosciuto ai suoi stessi concittadini prima della fuga del Presidente che aveva giurato di proteggere con la sua unità scelta”. Durante le successive tre settimane é salito sul palco e si é messo a dettare tempi e ritmi della transizione di potere. Sempre in uniforme, con basco rosso calcato sul cranio, forse in un tentativo di ricordare Sankara, ha ricevuto i capi di stato africani inviati dall’OUA che chiedevano un passo indietro delle Forze Armate e sempre di persona ha raccolto i numerosi attori della scena politica e pilotato il negoziato per l’avvicinamento alle elezioni.

Per quanto decise le azioni di Zida sono comunque ispirate a prudenza, anche mentre manteneva il titolo di Presidente ha fissato il suo Quartier Generale presso il Consiglio Economico e Sociale, e non nel palazzo del vecchio autocrate. Comunque il Colonnello rimane un uomo d’ordine, non certo un rivoluzionario, ed é ben sintonizzato con Parigi e Washington: “La stessa emersione di Zida come sfidante alla pretesa presidenziale di Honoré Traore deve esser vista come un moto collettivo dei gradi militari che si sono resi conto che il Capo di SM era troppo compromesso con Compaoré, mentre il relativamente giovane e soprattutto sconosciuto Zida aveva migliori chances di continuare a giocare un ruolo importante nella politica del paese”.

Zida deve la sua carriera al Generale Gilber Diendéré, laureato con Master in Management Internazionale all’Université de Lyon, é benvoluto dai soldati e può contare sulla lealtà incondizionata del Reggimento Presidenziale; quando nel 2011 il Burkina Faso venne scosso da un ammutinamento militare che tuttavia non riuscì a far crollare il potere di Compaoré, non subì nessuna aggressione da parte degli ammutinati, al contrario di altri ufficiali del Reggimento di Guardia Presidenziale. Ha servito come Casco Blu nel 2008-2009 in Congo ed é stato ufficiale di collegamento nel corso della Crisi in Costa d’Avorio, nell’ambito della mediazione portata avanti dall’Ex-presidente Compaoré. Nel 2012, e questo dovrebbe dirla lunga, ha seguito un corso di “tecniche antiterrorismo” in Florida.

L’Agence France Presse, parlando di lui in termini elogiativi, lo incensa: “Dando gesti di buona volontà per il rapido passaggio di potere in mani civili, Zida si é posto anche come difensore della sovranità nazionale”, riferendosi ai termini sprezzanti con cui ha respinto scadenze e termini che l’Organizzazione per l’Unità Africana ha tentato di imporgli per l’abbandono del potere. Significativamente Zida ha detto: “Il termine di due settimane non ci riguarda veramente, l’OUA potrebbe anche dire ‘tre giorni’, sarebbero i soli ad ascoltarsi mentre lo dicono”. Quello che possa dire il popolo Burkinabé che é sceso in piazza per cacciare il suo ex-datore di lavoro sembra interessargli anche meno.

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