Continua in questo spazio la pubblicazione "a puntate" del mio saggio sulla reazione della dottrina operativa delle Forze Armate siriane all'aggressione terroristica subita dal 2011 ad oggi.
Ci stiamo avvicinando al primo, importante "fatto" della nostra piccola indagine: qualcosa di 'buono' (efficace, durevole, adeguato) esisteva nell'EAS e, nonostante le sparate propagandistiche dei primi momenti dell'aggressione alla Siria, quando su testate sioniste, turche, europee e americane si potevano leggere stime catastrofiche su presunte "defezioni" nei ranghi delle truppe siriane(10), questo 'qualcosa' ha impedito che l'Esercito si disfacesse, che sostanziali porzioni di esso passassero al nemico, o persino (come é accaduto in Egitto) che di fronte alla lotta tra Governo legittimo e 'insurrezione' esso si dichiarasse neutrale (cosa che sarebbe stata possibile se tale insurrezione fosse stata genuinamente nazionale e siriana e non guidada da un coacervo di miliziani terroristi raccolti dal Marocco all'Asia Centrale). Questo 'qualcosa' era lo zoccolo duro dei militari di professione: parliamo di qualcosa come 80-100mila persone su una forza stimata di circa 250mila effettivi all'inizio del 2011. Le defezioni in questo 'nerbo' di veterani, ufficiali di complemento e sottufficiali, comandanti di reparto e di grande unità, sono state praticamente nulle(11).
Questo ha confermato la bontà della decisione di Hafiz al-Assad (padre dell'attuale Presidente Siriano), di rendere le forze armate un'effettiva agenzia di promozione sociale all'interno della società siriana, che al tempo della sua scalata al potere politico era ancora fortemente frazionata in senso settario e censuario, con rigide barriere tra ceti privilegiati e diseredati e fortissimi comportamenti clanici e familisti. Per aggirare ed eludere queste barriere Hafez Assad usò la carriera militare in aeronautica -scelta dato che la sua povera famiglia non poteva pagargli i desiderati studi medici- e una serie di rapide promozioni e borse di studio e corsi di addestramento in Egitto(12) e in Unione Sovietica(13).
Una volta giunto all'apice del potere con la conquista della presidenza grazie alla 'manovra correttiva' (un golpe bianco senza vittime) del 1970 Assad, anziché comportarsi come il classico 'Rais' arabo stile Saddam Hussein o Gheddafi, ambedue noti per la tendenza a circondarsi di parenti, compagni di clan e di tribù e abitanti della propria regione di provenienza, a cui affidavano incarichi e onorificenze a prescindere dalla loro effettiva competenza nel campo, ma strettamente su una base di fiducia e lealtà reciproca, iniziò lentamente ma con costanza un laborioso processo di costruzione di una identita nazionale siriana condivisa oltre le differenze etniche, religiose o di classe sociale in cui non é difficile non notare echi dell'ideologia nazionalista di Antoun Saadeh, padre dell'SSNP, formazione che per un periodo durante la sua vita a Latakia Assad Sr. aveva frequentato, prima di decidere per l'iscrizione al Baath(14).
I frutti di questa politica non sono stati né facili né rapidi a venire, eppure, al giorno d'oggi, ci basta citare la figura di Fahd al-Freji, divenuto Ministro della Difesa dopo il pericolosissimo attentato nel cuore di Damasco che uccise il 18 luglio 2012 il suo predecessore Dawoud Rahja(15), per avere l'esempio di un ufficiale decoratissimo, integralmente fedele al Governo e al suo Presidente Bashar Assad, che proviene da una delle più stimate famiglie sunnite della Provincia di Hama (considerata da alcuni analisti il 'cuore' dell'opposizione tradizionalista religiosa al baathismo laico degli Assad), ma anche i due potentissimi capi dell'Intelligence, Ali Mamlouk(16) (capo dell'Ufficio Sicurezza Nazionale) e Mohammad Dib Zaitoun(17) dell'Idarat al-Amn al-Amm (Direttorato Generale di Sicurezza) sono sunniti e vengono dalle Forze Armate, il primo dall'Aviazione (dove divenne vicedirettore dell'efficientissimo servizio segreto aeronautico - Idarat al-Mukhabarat al-Jawiyya), il secondo, figlio di un sergente, dalla fanteria meccanizzata, dove servì come ufficiale prima di entrare nei servizi.
Ma i sunniti con alti gradi militari o al comando di unità chiave schierate in posizioni delicate sono talmente tanti nelle forze armate siriane che qualunque elenco risulterebbe comunque incompleto, giusto per amor di prrcisione citiamo in ordine sparso Ramadan Mahmoud Ramadan, comandante del 37mo Reggimento Forze Speciali, schierato a Ovest della capitale, Jihad Mohamed Sultan, comandante della 65ma Brigata nella Provincia di Latakia, poi ancora Rustom Ghazaleh, Hazem al Khadra e ancora Hassan Turkmani e Hikmat Shehabi, questi ultimi due arrivati entrambi, in diversi momenti, al grado di Capo di SM dell'Esercito.
I legami che si formano attraverso un'intera carriera in un ambiente formativo, competitivo ma anche accogliente e cameratesco sono risultati, in definitiva, più forti di origini etniche e differenze religiose e hanno permesso al 'cadre' ufficiali dell'Esercito Siriano di mantenere il controllo di una truppa composta per oltre tre quarti di sunniti a difesa di un Governo e di uno Stato che i propagandisti dell'insorgenza terrorista hanno tentato in ogni maniera di far diventare odiosi dipingendoli con le tinte più settarie, come una "dinastia" alawita variamente subornata agli interessi o ai diktat di attori extra-nazionali come Hezbollah o la Repubblica Islamica dell'Iran.
(11)"Why Assad's Army Has Not Defected", February 12, 2016, The National Interest
(12)"Assad: the Struggle for the Middle East", pp.50-51, 1990, Patrick Seale
(13)"Political leaders of the Contemporary Middle East and North Africa", p.53, 1990, Bernard Reich
(14)"The Assads' Syria", pp. 28-29, 2009, Kathy A. Zahler
(15)"Terroristi wahabiti uccidono vigliaccamente il Ministro della Difesa siriano", July 18, 2012, Palaestinafelix.blogspot.it
(16)"Who’s who in Bashar al-Assad’s inner circle?", March 10, 2013, The Washington Post
sig. kahani, cosa è successo al 60% dell'esercito? secondo lei quante sono state realmente le ribellioni e le diserzioni?
RispondiEliminagrazie
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