Questo articolo a momenti verrà pubblicato anche sul quotidiano online L'Opinione Pubblica, col quale mi pregio di collaborare e dove i miei scritti sono tutti consultabili a questa pagina web.
Non ci crederete, ma tutti gli articoli che ho pubblicato per L'OP sono firmati: "Paolo Marcenaro"!!
L'intervento russo in Siria ha "compiuto" poco più di un anno e, come ci si poteva aspettare nel quadro di un'operazione in cui i comandi di Mosca non hanno avuto remore o timori nel mettere da subito "scarponi sul terreno", né a impiegare unità aeree in contesti in cui una certa capacità di risposta ostile era prevedibile se non probabile, esso è già costato un certo numero di vite.
Il recente episodio dell'ospedale mobile di Aleppo, si badi bene, risulta tuttavia più grave e sconvolgente perché coinvolge personale non combattente impegnato in una missione umanitaria, che avrebbe dovuto essere rispettato e salvaguardato da ogni azione ostile (anche perché il bombardamento della struttura non ha garantito alcun vantaggio ai terroristi che lo hanno effettuato, non avendo indebolito gli assedianti né tantomeno allentato la loro presa sugli ultimi quartieri aleppini da essi circondati).
La donna medico e la paramedico che hanno trovato la morte nel proditorio attacco alla struttura sanitari uniscono quindi i loro nomi (non ancora rivelati) alla lista dei ventuno militari russi che hanno trovato la morte aiutando la Siria e i Siriani ad affrontare l'aggressione terroristico-imperialista.
Il computo di questi martiri viene aperto da Fyodor Zhuravlyov, che cadde il 19 ottobre scorso colpito da un cecchino nel corso di un'operazione speciale in una località non dichiarata del paese; cinque giorni dopo, con un'eco che fece temere l'allargamento della crisi, toccò a Oleg Peshkov e Aleksandr Pozynich dare le loro vite quando il loro bombardiere medio Su-24 venne abbattuto a tradimento da un jet turco che aveva sconfinato nello spazio aereo siriano.
Ivan Cheremsin perì in un bombardamento di mortaio a febbraio 2016 mentre a metà marzo Aleksandr Prokhorenko, circondato dall'ISIS intorno a Palmyra, chiamò sulla sua posizione uno sbarramento di artiglieria per darsi la morte insieme ai suoi nemici e non cadere nelle loro mani.
Andrej Okladnikov e Viktor Pankov morirono poco meno d'un mese dopo nello schianto del loro elicottero mentre un altro mese dopo Anton Yerygin e Asker Bizhoev vennero uccisi da fuoco nemico nell'Est di Homs, oltre Palmyra.
Al contrario degli Americani, che non contano come morti in Irak o Afghanistan i feriti che soccombono una volta trasferiti fuori dal teatro di operazioni (il che permette di 'vantare' la ridicola cifra di soli 5000 caduti in Mesopotamia nonostante otto anni di intensa campagna controguerriglia, a tratti più sanguinosa del Vietnam) i comandi russi non hanno queste sciocche debolezze, per cui dichiarano apertamente che Mikhail Shirokopoyas, deceduto in un ospedale di Mosca a inizio giugno 2016 è morto per le ferite riportate intorno ad Aleppo.
Andrei Timoshenkov venne ucciso dieci giorni dopo da un'autobomba, mentre Evgeni Dolgin e Ryafagat Khabibulin sono stati abbattuti col loro elicottero a inizio luglio, così come é accaduto a Roman Pavlov, Oleg Shelamov e Pavel Shohorov il successivo primo di agosto.
Il soldato semplice Nikita Shevchenko, infine, è caduto intorno ad Aleppo per colpa di una mina nascosta.
Per quanto la lista possa sembrare lunga, viste le condizioni operative e il tipo di guerra combattuta in Siria essa poteva essere molto più fitta e lunga (le truppe turche, che solo da pochi mesi sono sconfinate nella Siria del Nord, hanno subito perdite perlomeno triple) e va interpretata non come un superficiale, sentimentalistico martiriologio, ma come la testimonianza concreta del livello di impegno e dedizione che le forze armate russe, su precisa volontà politica e diplomatica del Cremlino, stanno profondendo nel sostegno alla Repubblica Araba di Siria e alla causa della lotta contro il terrorismo islamista di matrice wahabita e ikhwanita.
La cosa più offensiva è che sono stati i servizi occidentali a dare le coordinate dell'ospedale mobile ai terroristi, lo sappiamo bene che i subumani senza essere guidati da ufficiali nato e israeliani, e anche turki non sono buoni neanche ad allacciarsi le scarpe.
RispondiEliminaSi è quello che stavo per scrivere, ma poi ho letto il tuo commento con scritta la stessa cosa; i terroristi in giacca e cravatta che stanno a Washington e Bruxelles, hanno fatto passare dall'intelligence coordinate e informazioni precise ai loro fratelli terroristi ad Aleppo, sulla posizione esatta dell'ospedale da campo. Porci infami!!!!!.
EliminaI droni Nato vengono usati per fornire informazioni e coordinate ai subumani .Onore e gloria agli eroi ed eroine caduti in Siria.
RispondiEliminaLa pagheranno. Non ho il minimo dubbio al riguardo.
EliminaBozhe Tsaria khrani !
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