lunedì 29 novembre 2010
Come volevasi dimostrare: le elezioni egiziane sono un "pasticciaccio", bruttissimo...
Esponenti di fazioni rivali del partito dominante che si prendono a pietrate davanti a un seggio, elettrici a cui vengono sequestrati documenti e tessera elettorale "a scanso" che vogliano votare il candidato "sbagliato", altri agitprop del faraone regnante che fanno campagna elettorale dinanzi a un seggio, stazioni e sezioni di voto che aprono in ritardo, candidati del gruppo politico largamente maggioritario nel paese cui viene impedito l'accesso all'urna e che vengono quindi tratti in stato di fermo dalla polizia.
Questo é l'Egitto odierno nella giornata di "elezioni libere" promessa dal satrapo Mubarak, "cocco" di Casa Bianca e Israele (perché tiene i Palestinesi della Striscia bloccati nel loro ghetto e perché mantiene una delle più influenti e popolose nazioni arabe sotto il proprio "tallone di ferro" da quasi trent'anni, il tipo di 'stabilità' preferito da Washington).
In questo Egitto dove le conquiste sociali e le misure protettive della classe lavoratrice, orgoglio della presidenza di Nasser, sono state sacrificate di fronte all'aureo vitello della privatizzazione e del liberismo (con grandi guadagni per il clan Mubarak, soprattutto nella persona del primogenito Alaa), in questo Egitto che si piazza 115esimo su 180 paesi presenti nell' "Indice internazionale di Corruzione" e 133esimo su 168 nella classifica dei paesi con maggior libertà di stampa (a dire che praticamente essa non esiste) il vecchio regnante non ha rinunciato a nessuna leva per cercare di far eleggere un parlamento totalmente addomesticato che possa vidimare senza colpo ferire la progettata successione del secondogenito Gamal all'ormai anziano genitore.
Il sensibile guadagno di seggi consentito "una tantum" all'organizzazione dei Fratelli musulmani nelle consultazioni del 2005 si é rivelato per quello che era, un "incidente di percorso", forse imputabile a inconvenienti e ostacoli nella macchina dei brogli, che questa volta, come si é visto, ha invece funzionato al massimo della propria efficienza.
Citiamo da Robert Fisk: "In un distretto elettorale di Alessandria vi erano 10.570 voti registrati, di essi, secondo una proiezione statistica, circa 7.500 erano andati al candidato della fratellanza religiosa; in un altro distretto 5.000 votanti su circa 6.500 avevano altresì indicato il candidato religioso...morale: in entrambe i collegi é passato l'uomo di Mubarak, il candidato del Partito Nazionale Democratico".
Se la Fratellanza musulmana, che già raccoglie i consensi e il sostegno della stragrande maggioranza degli egiziani ed é parte integrante e motore della cosiddettà "Società civile", pensa di dover scalzare la dinastia cleptocratica dei Mubarak dalla stanza dei bottoni per via elettorale, con elezioni come queste, deve decisamente rassegnarsi ad una lunga attesa.
Ancora una volta, in Medio Oriente, la democrazia elettoralistica di stampo occidentale si rivela simile alla tavolozza di Henry Ford per i modelli "T": "Ogni candidato che vogliate, purché sia quello che meglio garantisce gli interessi e i desideri delle potenze imperialiste".
Purtroppo non posso che darti del tutto ragione. Il modello Mubarak è indifendibile. Anche perché, nel nostro piccolo e con molte meno sofferenze materiali, anche l'Italia ha subito un trattamento non dissimile, cioè elezioni apparentemente libere, dove in realtà vince chi deve vincere. La gente è rassegnata, in gran parte si vende il voto, in parte resiste ma sa che il proprio voto sarà magari annullato. Ci ricordiamo le penultime elezioni italiane, in cui ci furono comuni con percentuali di schede nulle quasi azzerate?
RispondiEliminaDi nuovo, la differenza tra l'Italia e l'Egitto (o la Tunisia) è solo di quantità, non di qualità dei brogli.
Quanto scommettiamo che a parte l'articolo di Fisk, i reportage di Al-Jazeera e PressTV, quello di RussiaToday e forse qualche trafiletto sul Manifesto, Liberation e i pochi altri "media outlet" di sinistra rimasti attivi sul proscenio internazionale nessuno, NESSUNO riprenderà i fatti in questione? Eppure tutti, tutti si erano affannati a descrivere e far apparire come "truccata" la rielezione di Ahmadinejad, che con buone propabilità invece era regolare...
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