Nella scorsa giornata di lunedì le autorità egiziane hanno comunicato di avere accusato un uomo d'affari egiziano e due cittadini israeliani di spionaggio a favore dello Stato ebraico e di aver cercato di reclutare tecnici e lavoratori di compagnie telefoniche e di telecomunicazioni non solo nel Paese delle Piramidi, ma anche in Siria e Libano.
Le forze dell'ordine hanno arrestato Tareq Abdel Rezeq Hussein, trentasettenne proprietario di una ditta di import-export, secondo quanto rivelato dal Procuratore generale dello Stato Hicham Badawi. Il documento in merito sostiene che Hussein avrebbe accettato una somma di oltre duecentomila lire egiziane (poco più di ventottomila Euro) per fornire ai suoi due contatti israeliani informazioni su cittadini egiziani che lavorassero nel campo delle telecomunicazioni e che sarebbero stati 'sensibili' a offerte di reclutamento, di particolare interesse per i suoi referenti sarebbero stati egiziani che lavorassero anche in Siria e in Libano.
Cittadini egiziani manifestano contro il perdurante Stato di Emergenza. |
La notizia, specialmente per la sua appendice riguardante Siria e Libano, potrebbe confermare la gravità del colpo inflitto al Mossad israeliano con la distruzione della sua rete di intercettazione delle telecomunicazioni libanesi, avvenuta tra giugno e novembre del corrente anno, cosa che avrebbe costretto gli israeliani a mettere in piedi frettolose operazioni intelligence per cercare di compensare in qualche modo la perdita, operazioni però, che per la fretta con cui sono portate avanti non sono certo eseguite a regola d'arte, come questo caso sembra confermare.
Casi come questo non fanno che raffreddare le già circospette relazioni fra Egitto e Israele, paesi che pur avendo firmato un accordo di pace e coesistenza nel lontano 1976 non sono esattamente uniti da sentimenti di fraternità: nonostante l'Egitto cooperi a mantenere serrato l'assedio di Gaza in sostegno agli interessi israeliani e venda sottocosto milioni e milioni di metri cubi di gas naturale allo Stato ebraico quest'ultimo non rinuncia a trattare il Cairo come un paese ostile, facendolo spesso obiettivo delle proprie agenzie di intelligence.
Due dei più grandi "casi" di spionaggio israeliano in Egitto, esplosi rispettivamente nel 2007 e nel 1996, videro coinvolti un trentunenne in possesso di doppia cittadinanza Egiziano-Canadese e un lavoratore dell'industria tessile di nome Azzam Azzam, più una serie di cittadini israeliani che non fu possibile identificare chiaramente e assicurare ai magistrati.
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