lunedì 24 gennaio 2011
Hezbollah fa tre nomi per rompere l'impasse politica libanese
In un intervento trasmesso nella giornata di ieri dal network televisivo Al-Manar il leader del Movimento sciita Hezbollah ha dichiarato che, al fine di far uscire il Libano dalla crisi politica attuale (in cui l'hanno precipitato l'irresolutezza e la mancanza di dedizione agli interessi superiori del Paese dell'ex-premier Saad Hariri), il suo partito ha indicato una triade di possibili Primi Ministri al Presidente della Repubblica Michel Suleiman, che finora non ha saputo fare altro che offrire al dimissionario Hariri la guida di un Governo di transizione che si é segnalato soltanto per la propria inazione.
I tre nomi, oltre al già ipotizzato ex-Primo Ministro Omar Karami, sono quelli di Najib Mikati (anche lui ex-Premier e capo del colosso delle Telecomunicazioni Investcom) e Mohamad el-Safadi, tripolino eletto nei ranghi della coalizione 14 marzo ma in odor di cambio di casacca (come da noi precedentemente riportato). Tutti questi tre candidati, in omaggio ai bizantini equilibri delle posizioni di potere libanesi, fanno parte della comunità sunnita (visto che attualmente il Presidente, Suleiman, é un Cristiano e il Portavoce del Parlamento é uno Sciita).
Poco dopo il discorso Omar Karami, pur ringraziando lo Sceicco Nasrallah per l'onore di essere stato incluso nel trio di papabili, ha comunicato che non accetterà una nomina a Primo Ministro, vista la sua età avanzata e alcuni recenti problemi di salute; i soliti bene informati però, ponderano che, se la nomina fosse sostenuta da un accordo bipartisan e da concrete possibilità di sopravvivenza politica, Karami potrebbe ance ritrattare il suo 'rifiuto preventivo'.
Con l'apparente rottura degli indugi in senso pro-Hezbollah e pro-Centrosinistra da parte di Waleed Jumblatt e del suo PSP (forti di dieci seggi), la bilancia dei rapporti di forza parlamentari penderebbe decisamente a favore dell'alleanza dell'8 marzo, che avrebbe 67 voti contro 61, che potrebbero diventare 69 contro 59 con la defezione di El-Safadi e dell'altro deputato tripolino; tuttavia la coalizione dell'8 marzo preferirebbe, se possibile, coinvolgere l'alleanza avversaria in un governo condiviso, per continuare a omaggiare l'accordo di Doha con il quale si mise fine alle violenze seguite al maldestro tentativo dei partiti di centrodestra di distruggere la rete di Resistenza di Hezbollah (che insieme alle forze armate nazionali ha il compito di preservare l'autonomia e l'indipendenza del Paese).
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