L'attuale Ministro degli Esteri egiziano Nabil al-Arabi, il cui diretto coinvolgimento é stato essenziale per la sigla lo scorso 27 aprile della piattaforma di riconciliazione nazionale palestinese (avvenuta significativamente al Cairo) diventerà il prossimo Segretario Generale della Lega Araba, mentre Amr Moussa si ritira dalla carica per poter meglio preparare la sua campagna elettorale per la poltrona di primo Presidente democraticamente eletto del Paese delle Piramidi.
Rifiutando una proposta saudita di "doppio incarico" (nella quale Moussa avrebbe formalmente mantenuto il titolo nella Lega pur demandando la maggior parte delle incombenze a collaboratori e vice) Moussa ha messo in fermento l'assise dell'importante organizzazione, scatenando un serrato confronto tra coloro che volevano un Segretario che riflettesse l'impatto delle recenti "Rivoluzioni Arabe" e i Sauditi e le altre Monarchie del Golfo Persico, che si sentono minacciate dal vento di cambiamento del 2011.
Inizialmente si era cercato di far convergere i consensi su un altro egiziano, Moustafa el-Fiqi (sopra), ma le sue credenziali troppo legate al regime di Mubarak (era stato membro del Partito Nazionale Democratico e sospettato di aver orchestrato i brogli elettorali del 2005) hanno fatto naufragare le sue chance; infine, con un deciso smacco alle speranze di sauditi e altri sceicchi, é stato proprio Arabi, uomo del cambiamento e della linea dura verso Israele, a essere selezionato per la carica.
Nabil Arabi entrerà nel suo nuovo ufficio non prima di otto settimane, essendo necessario tale tempo tecnico per nominare un nuovo Ministro degli Esteri in sua vece, i soliti bene informati fanno il nome di Nabil Fahmi (sotto), ex-ambasciatore egiziano negli Usa, e attualmente in anno sabbatico dall'Università americana del Cairo, dove serve come preside della Facoltà di Affari Pubblici.
Immediate le reazioni del Regime sionista, che vede nel consenso sul nome di Arabi la conferma di "un deciso trend anti-israeliano all'interno del Mondo Arabo"; fonti mediatiche come Ha'aretz, Jerusalem Post, Yediot Ahronot e Israel Radio hanno confermato l'ondata di panico diffusasi nei ranghi del Governo Netanyahu alla notizia della sua nomina.
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