Come mostra eloquentemente questo video la marina israeliana continua nella sua opera di persecuzione e aggressione contro i pescatori di Gaza "colpevoli" di procurare col loro lavoro cibo alla popolazione dell'enclave costiera assediata, che i politici e i generali di Tel Aviv vorrebbero vedere morire di fame.
Questa volta, però, era presente "Oliva", la barca dei diritti che pattuglia le acque della Striscia riprendendo e documentando le sofferenze e gli abusi sofferti dai pescatori arabi a bordo dei loro 'hasaka'; quindi, di fronte alle telecamere e alle macchine fotografiche dei volontari internazionali gli aguzzini sionisti non hanno messo mano a mitragliere e cannoncini, ma hanno usato i cannoni ad acqua nel tentativo di fare capovolgere e affondare le imbarcazioni.
Citiamo letteralmente dal rapporto dei membri dell'equipaggio di "Oliva": "Con la videocamera in mano ho sentito l'impatto dell'acqua ad alta pressione che iniziava a colpirmi [...] sono stato gettato indietro dall'impatto, imprecando con termini che solitamente non uso mai, l'equipaggio della nave da guerra israeliana cercava continuamente di mirare al mio viso, alla mia faccia, per soffocarmi [...] a un certo punto ho visto chiaramente l'ufficiale comandante israeliano segnalare al cannoniere di continuare a colpirmi sul viso, ordine che si é affrettato a eseguire [...] immaginate qualcuno che usi la vostra testa come sacco da boxe, immaginate che ogni pugno sia grande come una palla da bowling e che ne arrivino in continuazione, ecco quello che abbiamo sopportato [...] se c'é qualcosa di cui essere orgogliosi é che, concentrandosi su di noi gli israeliani non si sono accaniti sugli hasaka dei pescatori.
I continui attacchi israeliani contro i pescatori palestinesi hanno ormai distrutto la fiorente industria del pescato nella Striscia, riducendo l'ammontare di pesce raccolto del 75% e anche quello che entra comunque non viene pescato, ma comprato nottetempo da pescherecci egiziani che lo catturano in acque libere e poi si avvicinano alla costa di Gaza per venderlo.
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