Sulle nostre pagine si potrebbe pensare di poter leggere dell'ebreo sionista americano Thomas Friedman soltanto nei termini critici e stigmatizzatori che meriti un individuo capace di dichiararsi "innamorato di Israele" (gli amanti del Razzismo, dell'Apartheid e della pulizia etnica programmata non ci sono mai stati simpatici) o di raccontare i suoi anni di "college" come "una pluriennale celebrazione della 'vittoria' -virgolette nostre- israeliana della Guerra dei Sei Giorni" (chi celebra la più vigliacca aggressione alle spalle dai tempi dell'invasione della Polonia ci piace ancor meno), eppure, a dimostrare che perfino nei ranghi di coloro che sostengono e ammirano il regime ebraico vi sono individui con almeno mezzo cervello funzionante (se gli funzionasse tutto non ammirerebbero Israhell), scopriamo oggi che il Premio Pulitzer sionista si é lanciato dalla sua colonna bisettimanale del New York Times (praticamente la tribuna stampa dell'AIPAC e della Lobby a Sei Punte) in una intemerata niente meno che contro Benji Netanyahu e il suo Governo di razzisti, militaristi e fascisti con la kippah.
Ovviamente, Friedman non li stigmatizza per il fatto di essere tali (giacché, gratta, gratta, anche lui ha esattamente le stesse tendenze), ma anzi per essere troppo sciocchi e pasticcioni nell'esserlo; dandoci la stessa impressione straniante che prova il lettore quando, tanto per fare un esempio, si trova a scorrere le pagine in cui, poniamo, uno Julius Evola fa le sue "critiche al Fascismo, da Destra". E, come il barone col monocolo nei confronti di Mussolini e gerarchi il nostro Friedman non le manda certo a dire a Bibi e compagni, anzi, si incarica egli stesso di definirli "La compagine più diplomaticamente inetta e strategicamente incompetente mai arrivata al Governo di Israele".
Il più grande pericolo per Israele secondo Friedman: Benji Netanyahu e Avigdor Lieberman! |
Friedman ne ha anche per la Lobby a Sei Punte di Washington, colpevole, a suo dire, di non aver capito che spingere per il sostegno acritico e garantito al 100% di qualunque iniziativa e presa di posizione del Governo Netanyahu può risolversi in un boomerang mortale, come teme di vedersi verificare se gli Stati Uniti (spinti ovviamente da AIPAC e affini) dovessero optare per una mossa totalmente unilaterale e impopolare all'ONU contro la richiesta di riconoscimento dello Stato palestinese, giustificando quindi la visione di un Israele prepotente e manipolatore sostenuto solo dai veti e dai diktat a stelle e strisce contro la volontà della maggior parte del mondo.
Pur venendo da un personaggio che ci fa specie apprezziamo nel merito la critica, senza nascondere affatto la nostra personale 'soddisfazione': l'atteggiamento e le iniziative del Governo Netanyahu sono per noi amici e sostenitori della Palestina e dei Palestinesi la migliore assicurazione che Friedman e simili nel prossimo futuro non abbiano più molto di cui essere "innamorati".
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