"Non é nemmeno remotamente possibile per noi acconsentire a un ulteriore ritardo di sei mesi", il Ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu ha così liquidato il suggerimento che il suo Governo potesse essere disposto a 'concedere più tempo' allo Stato ebraico per addivenire a una composizione dell'aspro contrasto che vede opposte Ankara e Tel Aviv riguardo la questione delle scuse ufficiali e delle riparazioni dovute da quest'ultima per l'aggressione armata in acque internazionali che, a maggio 2010, vide nove cittadini turchi, equipaggio della nave di aiuti umanitari 'Mavi Marmara', cadere sotto i colpi dei militari sionisti.
"Per noi il termine ultimo entro il quale le autorità israeliane possono ancora risolvere questa questione in maniera mutuamente soddisfacente é il giorno della presentazione del rapporto ONU sull'incidente (previsto per oggi pomeriggio ora italiana - NdR), altrimenti ricorreremo al piano alternativo che abbiamo già esplicato a fondo ai nostri interlocutori israeliani e riguardo le caratteristiche generali del quale abbiamo anche informato alcuni altri attori della scena internazionale".
Davutoglu si riferisce a un vasto e profondo ventaglio di rappresaglie diplomatiche e commerciali tra cui é annoverato il ritiro definitivo dell'ambasciatore Tel Aviv e la trasformazione della residenza diplomatica in un semplice ufficio di rappresentanza di secondo livello, nonché la cancellazione di ogni programma di cooperazione militare, tecnologica, scientifica e di ogni rapporto commerciale con Israele, misure che costerebbero centinaia di milioni di dollari allo Stato ebraico.
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