martedì 27 settembre 2011

Quinto attacco esplosivo in pochi mesi contro il gasdotto egiziano ad Al-Arish, nella Penisola del Sinai!


Dopo l'esplosione che ha squassato l'aria nelle prime ore di martedì 27 settembre, una nuova lingua ruggente di gas in fiamme segna il punto in cui ignoti attentatori hanno dinamitato, per la quinta volta consecutiva, la stazione di pompaggio del metanodotto del Sinai presso Al-Arish.

L'impianto garantisce l'afflusso di gas combustibile egiziano verso la Giordania e, fino a pochi mesi fa, anche verso il regime dell'occupazione sionsita. In seguito alle proteste che hanno causato la caduta di Mubarak, tuttavia, questo secondo flusso si é praticamente arrestato, anche se non si arrestano gli attentati contro gli impianti.

Naturalmente tali gesti devono essere inquadrati in dinamiche complesse, dove entrano in gioco anche le condizioni delle popolazioni beduine native del Sinai e il loro trattamento da parte delle autorità egiziane. L'interruzione del flusso di metano verso Israele ha spinto il regime sionista a intensificare lo sfruttamento dei giacimenti offshore, uno dei quali si é recentemente esaurito, e causando comunque un deciso aumento della bolletta energetica.

Sotto la dittatura di Mubarak l'Egitto riforniva lo Stato ebraico di metano a prezzi incredibilmente più bassi di quelli praticati pure dai più grandi esportatori di gas mondiale (come Algeria, Qatar, Russia o Iran) grazie al versamento di copiose mazzette che finivano in tasca anche ai due figli del 'Faraone'.
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