Dopo dodici giorni di totale sciopero della fame da parte della coraggiosa prigioniera politica Hana'a Shalabi i codardi carcerieri sionisti hanno messo in pratica la loro vigliacca minaccia e la hanno trasferita in una cella di isolamento ma nel mezzo dei detenuti ebrei condannati per omicidio. I rappresentanti di diverse organizzazioni umanitarie palestinesi hanno dichiarato che questa misura dovrebbe 'punirla' della sua decisione di continuare lo sciopero della fame.
La giovane Hana'a, 29enne, ha dichiarato al suo avvocato, Shireen Iraki, di essere stata torturata e picchiata al momento del suo fermo e del suo arresto e di avere deciso allora di entrare in sciopero della fame appena possibile, decisione rafforzata quando, in luogo di ricevere un'accusa formale si é sentita infliggere sei mesi di 'detenzione amministrativa' senza alcuna motivazione precisa.
I suoi genitori e la sua famiglia chiedono all'Egitto, garante degli accordi di scambio dei prigionieri grazie ai quali la giovane é stata liberata in cambio del rilascio dell'Ebreo francese Schalit, che le autorità del Cairo facciano pressione sul regime ebraico per la liberazione di Hana'a, che non ha intenzione di cessare la sua estrema e determinata forma di protesta.
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