Le detenuta politica palestinese Hana'a Shalabi, ormai in sciopero della fame da oltre 35 giorni, ha dichiarato nella giornata di martedì che rimarrà senza cibo nonostante tutte le blandizie o le minacce che potranno venire impiegate contro di lei dai carcerieri sionisti e che, pur riconoscendo l'intrinseco enorme valore della vita non lo antepone al divino valore della libertà e che, per affermare e rivendicare quest'ultimo é disposta benissimo ad affrontare la morte per inedia.
Hana'a Shalabi, all'ultimo controllo clinico, é risultata avere perso sedici chili dallo scorso 16 febbraio e, a quanto riferito da uno dei suoi due legali, l'avvocato Jawad Boulus é stata portata nella stessa stanza, all'interno della clinica della prigione di Ramlah, dove é rimasto ricoverato lo Sceicco Khader Adnan per buona parte del suo coraggiosissimo ed estenuante sciopero della fame di 66 giorni, che lo ha portato letteralmente a un passo dalla morte.
Sempre secondo quanto riportato dall'avvocato Boulus, Hana'a Shalabi sarebbe costantemente sottoposta a pressioni psicologiche da parte dei carcerieri sionisti che sarebbero ben felici di vederla interrompere spontaneamente la sua forma di protesta che attira e acuisce la curiosità della Comunità Internazionale verso quanto accade nelle galere e nelle caìne del regime ebraico dell'Apartheid: altre forme di pressione usate contro di lei includono il tenerla senza riscaldamento per lunghi periodi quando si trova sola in cella e l'interruzione voluta e ripetuta del suo sonno, in modo da stremarla e sfibrarla sempre di più: a causa dei crampi muscolari causatile dall'atrofia Hana'a infatti ha molta difficoltà ad addormentarsi e disturbarla nel sonno rappresenta quindi una doppia, voluta e pervicace crudeltà.
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EBREI BASTARDI....
RispondiEliminaHITLER LO AVEVA CAPITO...