Il principale quotidiano iraniano, Kayhan (l’Universo) ha riportato sul suo sito internet il 10 marzo scorso un’intervista a un noto esponente di Hamas. “Un consulente di Ismail Haniyeh, Yousef Rezeq, ha affermato: in caso di attacco contro l’Iran Hamas non starà a guardare. L’esponente del movimento politico palestinese ha continuato: ogni attacco contro una nazione araba o islamica da noi è considerato come un crimine imperdonabile. Riguardo a una possibile azione di Tel Aviv contro la Repubblica Islamica dell’Iran, Razaqa ha espresso preoccupazione garantendo comunque l’appoggio di Hamas e della resistenza palestinese a Tehran”.
Questa notizia è molto importante visto che da qualche tempo giravano voci correlate a una defezione della resistenza palestinese, e soprattutto di Hamas, dall’ “Asse della Resistenza”, ovvero quella alleanza anti-imperialista e anti-sionista del mondo medio orientale, basata su una unione tra Iran, Siria, Libano e Hamas (cui ci sentiamo di aggiungere gli alleati palestinesi di quest’ultimo partito, ovvero la Jihad islamica e i vari gruppi nazionalisti e progressisti alternativi a Mahmud Abbas). Secondo alcuni analisti Hamas nel vedere la crisi siriana e l’appoggio di Tehran a Bashir Assad, si sarebbe convinto della necessità di un “regime change” a Damasco.
Riguardo a tali illazioni Rezek, consigliere del Primo ministro palestinese democraticamente eletto, I. Haniyeh, ha affermato: l’alleanza tra l’Iran e Hamas è salda più che mai e il viaggio del Premier palestinese a Tehran a febbraio ha migliorato ulteriormente il legame spirituale dei resistenti del mondo islamico. Inoltre, in un intervista al canale panarabo Al Arabiya, uno dei fondatori di Hamas, Mahmood Zahar, riguardo ai rapporti di Hamas con la Siria ha detto: le porte di Damasco sono sempre state aperte per la resistenza palestinese e noi non attueremo mai politiche di disturbo nei confronti del governo siriano. Inoltre Zahar ha negato contatti di Hamas con l’opposizione siriana.
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