Fonti umanitarie palestinesi hanno annunciato che ben trecento detenuti politici nella galera sionista di Nafha stanno in questo momento rifiutando il cibo in uno sciopero della fame a oltranza che, iniziato ieri, ha l'obiettivo di protestare contro le disumane pratiche di confino solitario che colpiscono i prigionieri più rappresentativi o meno inclini a lasciarsi piegare dal trattamento indegno cui tutti i membri della Resistenza (politica, armata, civile, religiosa) ricevono dalle mani dei secondini dell'Occupazione.
Lo sciopero della fame mira a far liberare dalla detenzione in isolamento quindici detenuti, tutti i partecipanti hanno preso solenne impegno di rinunciare a qualunque lusinga della direzione che miri a blandirli con concessioni personali dal punto di vista delle ore d'aria, delle visite di parenti e avvocati, della restituzione di oggetti personali illegalmente confiscati. Nessun contatto ufficiale con la direzione del carcere sarà accettato prima della liberazione dei quindici prigionieri confinati.
Nemmeno la minaccia di un raid armato del personale della prigione nell'ala degli scioperanti servirà a fare loro cambiare idea, contro la volontà chiara e decisa di un prigioniero palestinese nemmeno l'intero arsenale di violenza e tortura dell'internazionale sionista può nulla.
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