Generosamente e senza risparmio, per tutti questi ultimi mesi, Al-Maliki ha cercato rimedio all'incresciosa situazione attraverso il dialogo e il confronto ma senza risultati apprezzabili; in ultimo, come segnalato puntualmente su queste stesse pagine, Al-Maliki ha dovuto affrontare (e sconfiggere senza troppi problemi) i tentativi di tronconi e pezzi della coalizione disintegrata di sostenere un voto di sfiducia nei suoi confronti, con il sostegno nemmeno troppo segreto dei potentati sunniti del Golfo e della Turchia, ansiosi di intromettersi nelle questioni interne del paese mesopotamico.
Questa é stata la proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso e, senza alcuna intenzione di continuare questo stillicidio di frantumazione parlamentare e imboscate orchestrate dall'estero per altri due anni (si dovrebbe tornare alle urne per il Parlamento nel 2014) Maliki ha dichiarato che é necessario andare a elezioni anticipate dove, si spera, questa volta non ci saranno intromissioni americane a falsare il risultato con alleanze forzose dirette contro la lista sciita.
Bisognerà vedere se, per raggiungere lo scioglimento del Parlamento, il Premier cercherà una maggioranza interna di deputati che sostengano la mozione, o tenterà invece la via presidenziale. Nella Costituzione irakena infatti il Parlamento può auto-sciogliersi con un voto a maggioranza assoluta oppure venire licenziato d'accordo tra il Primo Ministro e il Presidente della Repubblica.
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