Appena messo al corrente della drammatica notizia il Presidente egiziano Mohammed Mursi ha convocato una riunione d'emergenza del Governo; poco dopo é stata dichiarata la chiusura cautelativa fino a nuovo ordine di tutti i varchi di confine, compreso quello di Rafah con la Striscia di Gaza.
Testimoni oculari dell'attacco dichiarano che i responsabili erano vestiti "alla maniera tradizionale beduina" ma al contrario degli attentati contro il metanodotto verso Israele l'ipotesi di una matrice beduina dell'attacco non convince affatto visto che i membri delle tribù del Sinai non avrebbero nessun interesse ad uccidere uomini del Governo col quale devono giocoforza trattare per il miglioramento delle loro condizioni di vita.
Questo incidente, a detta di chi scrive, sa molto di attacco "sotto falsa bandiera"; una modalità operativa che é marchio distintivo degli assassini e delle spie sioniste. In definitiva é da quando la rivoluzione anti-Mubarak ha trionfato che esponenti del regime ebraico di occupazione si sono messi ad abbaiare incessantemente riguardo la possibilità di "disordini nel Sinai", segno evidente che, qualora essi non si fossero manifestati, Tel Aviv era più che pronta a fornirli.
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