A’ali, Bani Jamrah, Al-Hajar, Al-Musalla, Setra, Bouri, Al-Akar, Maqsha, Jid Hafs, Abu Saiba, Karana e, naturalmente, la capitale dell'isola, Manama; sono questi i nomi di alcune delle località del Barhein che oggi, 14 marzo 2013, secondo anniversario dell'invasione del paese da parte delle truppe sunnite fondamentaliste scatenate nel reame dal vicino regno dell'Arabia Saudita, sono state paralizzate dallo sciopero generale del popolo che chiede riforme, democrazia e libertà di culto e d'espressione.
In questi due anni la soldataglia saudita, fanatizzata all'odio più sanguinoso dalla predicazione di rozzi 'imam' wahabiti si é resa responsabile di centinaia di morti, di sparizioni, torture e altre enormità contro la popolazione civile inerme 'colpevole' di voler cacciare dal trono un tiranno impostole con la forza per gli interessi delle potenze coloniali anglosassoni (Inghilterra prima, Usa poi) e di instaturare finalmente un regime democratico nell'Isola delle Perle.
In questo compito da veri e propri macellai i soldati sauditi sono stati aiutati anche dai mercenari pachistani arruolati nelle madrasse più oltranziste dai denari di Re Al-Khalifa. Ma la voglia di libertà del popolo Barheini (unito oltre ogni divisione settaria) si saprà dimostrare più forte e più duratura di ogni repressione, questo lo possiamo affermare fin da ora augurando la pronta vittoria alla lotta e al sacrificio di tutti coloro che in questi due anni hanno preso parte al movimento per la Riforma.
Se fossero i sunniti a protestare contro un governo sciita voi non li sosterreste nemmeno morti!
RispondiEliminaHai rotto le palle!!!
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