A dimostrazione delle enormi differenze di caratura morale tra certi "Premi Nobel per la Pace" che meriterebbero invece un tribunale internazionale (Obama, Peres) e altri per i quali invece gli onori dell'Accademia di Svezia sono piccoli e inadeguati, la yemenita Tawakkul Karman, la cui lotta come portavoce della lotta contro il corrotto regime di Ali Abdullah Saleh abbiamo più volte citato su queste stesse pagine, ha donato la totalità del premio in denaro ricevuto a un fondo per le vittime della repressione precedente alla cacciata del tiranno filoamericano.
La Karman, in questo modo, ha dato seguito concreto alle sue affermazioni riguardanti il fatto che il Nobel non fosse 'suo', ma in realtà appartenesse all'intero popolo yemenita che compatto e coerenta ha lottato e sofferto per liberarsi del presidente-dittatore; il Fondo a cui é stata devoluta la cifra di 500.000 dollari Usa si occupa di sostenere le famiglie delle vittime della Rivoluzione e quanti sono rimasti invalidi a causa della violenza del regime.
"E' un contributo piccolo, in senso assoluto" ha dichiarato la Karman, "Ma é il massimo che posso dare e fido che si trasformi in un gesto di buon auspicio per il futuro del nostro paese, in modo che possa essere imitato da tutti coloro che hanno qualcosa di buono o valido da offrire agli altri".
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