Si intensifica a livelli poche volte raggiunti pure in tre anni di lotta anti-terrorista il ritmo della campagna aerea siriana contro i mercenari takfiri dell'ISIS nella parte nordorientale del paese (Province di Deir Ezzour e Raqqa).
In una serie di 'strike' di ampiezza e intensità crescente si sono visti i "falconi" di Assad avventarsi a ondate contro i più vari obiettivi nelle zone infestata dalla presenza wahabita, colpendo colonne di autoveicoli, pattuglie di guerriglieri a piedi, centri di comando e controllo, postazioni di comunicazione satellitare, depositi di armi e munizioni.
I MiG-23BN, i Su-22, i Su-24 e persino gli L-39 e i MiG-29 si sono avvicendati colpendo 7 bersagli a Mouhassan, 10 nei dintorni di Deir Ezzor, 1 obiettivo a Jubeileh, 4 a Abu Kamal, 6 ad Al-Mayadeen, 3 ad Al-Jarrah e infine altri tre a Sheikh Yassine.
Di tutti questi apparecchi i MiG-23 BN e i Su-24 sono le migliori piattaforme da attacco al suolo perché, con le loro ali a geometria completamente variabile, possono rallentare moltissimo (con le ali completamente estese a garantire loro la massima portanza) in fase di avvicinamento al bersaglio, per colpirlo con la massima precisione.
Subito dopo come efficacia vi sono gli L-39, piccolo apparecchio da addestramento che con le sue ali semi-dritte può a sua volta rallentare molto ma che può portare un carico bellico ridotto e il Su-22 che ha le estremità delle ali estendibili e può quindi rallentare ma non quanto i modelli precedenti.
Infine vi sono intercettori e 'dogfighter' puri come i MiG-29 e i gloriosi MiG-21 che, in caso di emergenza, possono anche venir trasformati in cacciabombardieri, ma che per le loro caratteristiche di volo spinte, pensate per il combattimento aria-aria, non saranno mai efficienti come gli aerei propriamente pensati per l'attacco al suolo.
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