La Russia annuncia di voler offrire il suo “contributo” all’impegno militare internazionale contro l’ISIS/Daash. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. "Abbiamo qualcosa per contribuire allo sforzo comune, ma lo faremo con un obiettivo più ampio: La preparazione di un’ analisi approfondita di questa situazione", ha spiegato Lavrov, venerdì scorso, all’agenzia di stampa russa Itar-Tass, a margine di una conferenza internazionale sulla lotta contro l’Isis a Parigi.
"Questo “contributo” si basa sul sostegno al governo iracheno per garantire che sia in grado di combattere i terroristi e per la sicurezza dello Stato", ha sottolineato il capo della diplomazia russa.
Mosca aveva già annunciato, nel mese di luglio, l’inizio della consegna di elicotteri d’attacco e aerei da combattimento in Iraq. "Allo stesso modo, forniamo aiuti militari, tra gli altri, alla Siria, che affronta a sua volta una grave minaccia terroristica", ha ricordato Lavrov.
La Russia, quindi, ha ribadito il ministro russo, "è pronta a partecipare allo sviluppo di misure più generali per la lotta contro il terrorismo".
Inoltre, ha avvertito che gli attacchi americani contro le postazioni dell’Isis in Siria, decise senza l’approvazione delle Nazioni Unite, sarebbero una “grave violazione del diritto internazionale.”
La Siria, intanto, continuerà ad avere tutte le armi di cui ha bisogno dalla Russia.
Questa affermazione è stata riportata da una delegazione del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, nel corso di una recente visita a Mosca.
La delegazione del FPLP era rappresentata da un membro del suo ufficio politico, Maher al-Taher, che ha incontrato il Viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov. "I russi forniscono all’ esercito siriano tutto quello di cui ha bisogno in attrezzature e equipaggiamento militare e continuerà a farlo", ha assicurato Bogdanov.
Il funzionario russo ha espresso dubbi sulle reali intenzioni della coalizione internazionale contro il Daash, che potrebbero superare la lotta alla milizia takfirista per un’ulteriore ingerenza in Iraq e Siria.
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