Trentotto miliardi e 600 milioni di dollari Usa; questo il deficit proiettato sul bilancio 2015 delle casse reali saudite con l'attuale, disastrosamente basso, prezzo del petrolio. Ovviamente gli sclerotici regnanti di Casa Saoud devono solamente incolpare loro stessi e la loro miope e imbecille politica di sottomissione ai voleri americani visto che come già detto é su ordine dell'inquilino nero della Casa Bianca che la produzione di greggio del reame é salita a livelli tali da far precipitare il prezzo medio del barile.
A Obama il barile 'svenduto' serve (a costo di sacrificare alla manovra la ridicola 'bolla' speculativa del fracking) per tentare di indebolire Russia, Venezuela, Iran e altri paesi del campo anti-imperialista che sono forti esportatori di greggio (vedi qui per come e quanto tale espediente tattico non sia prolungabile indefinitamente e sia perciò destinato a fallire) ed é veramente ironico, di quell'ironia dantesca caratterizzata dal Contrappasso, che i primi a pagarne i costi siano proprio i servi sciocchi degli Usa.
Con quasi 40 miliardi di $ in meno sul bilancio Riyadh sarà costretta a draconiane economia, certo non sulle riserve di Scotch e Gin o sul numero di Rolls-Royce e Ferrari dei membri della real casa, ma 'ovviamente', i tagli saranno concentrati sul welfare, sui benefit sociali, sui posti di lavoro pubblici e sui loro salari.
I primi a risentirne saranno i giovani impoveriti e irrequieti delle città saudite, specie di quelle più distanti da Riyadh; azzerbinandosi bovinamente ai 'diktat' di Obama i reali sauditi potrebbero stare direttamente contribuendo ad accendere la miccia della rivolta che li farà saltare.
E questa sarebbe davvero l'ironia massima.
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