Si potrebbe pensare che la vita di un comandante di una milizia impegnata nella lotta per la difesa della Siria dai gruppi mercenari di terroristi stranieri pagati da Londra, Washington e Tel Aviv sia, in definitiva, abbastanza sicura; figura di aggregazione per i suoi uomini, il leader potrebbe anche starsene al sicuro nelle retrovie o in qualche base ben protetta dai suoi uomini, circondato da fedeli guardie del corpo.
Bene, il capo della "Moqawama Souriya" Ali Kayyali / Mihraç Ural, non la vede affatto così e di recente attraversava i dintorni di Slunfeh, sulla linea del fronte tra Latakia e Idlib, alla testa di un convoglio della sua organizzazione (che, lo ricordiamo, é devota al ritorno del territorio di Hatay/Alessandretta alla Repubblica Araba Siriana).
Il convoglio é finito sotto il tiro dei terroristi (apparentemente, un gruppo dell'organizzazione 'Abu Amara') e purtroppo un membro della 'Moqawama' è rimasto ucciso e tre feriti, tra questi ultimi, lo stesso Kayyali / Ural, che vedete ritratto in foto dopo essere stato medicato.
Gli auguriamo la più pronta delle guarigioni!!!
Ma il doppio nome arabo-turco di questo comandante siriano, vuol significare che è originario dell'Hatay?
RispondiEliminaEsatto! Infatti è nato nel 1956 nella provincia di Hatay, in Turchia. Ha studiato filosofia all'Università di Istanbul.
EliminaUral fu arrestato il 10 marzo 1978 per una rapina in banca e fu imprigionato ad Adana dove fuggì attraverso un tunnel di 150 metri nell'agosto del 1980. Dopo la sua fuga dal carcere, fuggì in Siria dove gli fu concessa la cittadinanza siriana da Jamil al-Assad. Ha gestito una fazione a frammentazione del Partito popolare di liberazione della Turchia.
Nel 1982 fu arrestato a Stoccarda in Germania e trascorse del tempo in prigione. Dal 1986 ha guidato il Fronte popolare per la liberazione del Sanjak di Iskandarun, ora noto come Resistenza siriana. È stato detenuto nella prigione Fleury-Mérogis in Francia nel 1988.
Nel marzo 2016 il gruppo ribelle siriano Ahrar al-Sham ha affermato a torto di averlo ucciso.