Questi ebrei integralisti si sono resi sempre più noti e famigerati per i loro violenti atti vandalici, mirati contro luoghi storici, culturali o religiosi delle altre comunità gerosolimitane, condotti con modalità e tecniche che richiamano alla memoria le "bravate" portate a termine in Europa e Nordamerica dai teppisti dell'ultradestra, che devastano o imbrattano luoghi "simbolo" come monumenti alla Resistenza, cimiteri ebraici e sinagoghe.
L'ultimo in ordine di tempo é stato l'attacco incendiario condotto contro una chiesa cristiana: data alle fiamme nella notte fra sabato e domenica lungo la "Strada dei Profeti", che attraversa la città dalla Porta di Damasco fino a Piazza Davidka, attraversando per intero il quartiere di Musrara.
L'edificio, costruito nel 1897 é servito fino al 1948 come sede del "Collegio biblico palestinese", fino al suo forzato trasferimento nell'attuale sede a causa della violenza armata di gruppi sionisti durante la Nakba.
Zakaria Al-Mashriqi, sacerdote nella chiesa presa di mira e leader della comunità che attorno ad essa si raccoglie, ha descritto l'attacco come "un crimine particolarmente odioso" in una città come Gerusalemme, sacra per le tre grandi religioni abramiche (giudaismo, cristianesimo, islam) e riverita da molte altre sette e denominazioni.
La scelta del bersaglio, informano le Autorità di Ramallah in un loro comunicato stampa, é probabilmente legata al recente riconoscimento da parte dell'UNESCO (l'agenzia delle Nazioni Unite per la protezione e la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale) di includere nelle sue liste di monumenti da difendere le Moschea Ibrahimi e Moschea di Bilal Ben Rabah definendole come "siti di interesse culturale Palestinese".
L'antico e pregiato Minbar della Moschea Ibrahimi |
Già in passato gli ultranazionalisti israeliani hanno lasciato il loro marchio insanguinato su quegli stessi antichi edifici: come quando nel 1994 un ebreo ultraortodosso si introdusse nella moschea di Ibrahimi sparando all'impazzata sui fedeli con un fucile automatico; questa volta, invece, la loro furia cieca e insensata si é rivolta su un edificio cristiano (sempre però "colpevole" nella loro ottica razzista e sciovinista di fare parte del patrimonio storico e culturale dei Palestinesi).
La Moschea di Bilal Ibn Rabah in una foto d'epoca. |
Il capo della OIC, Ekmeleddin Ihsanoglu (foto sopra), condannando l'avvenuto, ha esteso un appello all'intera comunità internazionale perché vigili più strettamente sui luoghi sacri dell'intera Terra Santa.
Ramin Mehman-Parast, portavoce del Ministero degli Esteri della Repubblica Islamica Iraniana, ha esteso un comunicato di condanna dell'accaduto, rimarcando come il governo israeliano non faccia nulla per cercare di porre un freno agli eccessi di queste frange ultranazionaliste di estrema destra, ma anzi, cerchi costantemente un approccio e una coordinazione con esse, nell'ambito delle sue politiche provocative e persecutorie contro l'intera comunità Palestinese: cristiana e musulmana.
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