Human Rights Watch ha presentato una richiesta ufficiale alle autorità dello Stato ebraico affinché vengano immediatamente e definitivamente interrotte tutte le attività di demolizione di case e altri immobili di proprietari palestinesi nel suo territorio: le demolizioni, solitamente eseguite con pretesti speciosi e creati ad arte sono una delle principali tattiche del regime dell'Apartheid di Tel Aviv per portare avanti le sue politiche segregatorie e razziste nei confronti degli abitanti originari della Palestina.
Nell'esposto di HRW si legge: "Israele, con le sue ben pubblicizzate pretese di essere uno stato 'democratico', dovrebbe riservare trattamenti affatto separati e diseguali ai suoi cittadini ebrei, palestinesi o arabo-beduini, astenendosi da qualunque tentativo di 'zonizzare' e segregare in 'bantustan' creati ad hoc gli appartenenti a queste ultime due categorie". In contrasto con quelli che dovrebbero essere i suoi doveri 'democratici' Israele cerca con ogni mezzo di portare avanti una vasta e capillare 'pulizia etnica', iniettando gruppi allogeni di coloni ebrei fondamentalisti nelle zone rese "Arab-frei" tramite gli sfratti e le demolizioni mirate.
Il 13 dicembre 2010 l'amministrazione di Lod ha eseguito con ingenti forze la demolizione di sei edifici palestinesi nel quartiere di Abu Tuq, rendendo senzatetto i 67 inquilini, membri del clan Abu Eid, di cui quasi la metà (27 persone) erano bambini e ragazzi. Il due marzo 2011 sono stati demoliti i prefabbricati che le famiglie avevano eretto sul luogo delle loro precedenti proprietà. I progetti sionisti di pulizia etnica prevedono la prossima distruzione di 1600 case palestinesi solo a Lod, molte delle quali vecchie di decadi se non addirittura di un secolo.
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