Un rapporto del Comitato Affari Esteri del Parlamento francese rivela come nell'ambito delle sue politiche persecutorie e di Apartheid il regime sionista ebraico usi attivamente l'acqua e le risorse idriche come arma; in particolare, in Cisgiordania, dove 450mila coloni ebrei illegali invadono la terra palestinese a questi sono riservati più metri cubi di acqua di quanta non ne adoperino per le loro quotidiane necessità, personali e lavorative, 2 milioni e 300mila nativi palestinesi, quasi sei volte tanti.
"Un'arma per l'Apartheid sionsita", così il rapporto francese definisce la politica idrica dell'occupazione israeliana in Cisgiordania, che non si limita 'soltanto' a impedire la partenza di lavori di costruzione di nuovi pozzi e condotte acquifere, non solo vieta i necessari interventi di manutenzione e riparazioni ad acquiferi che sono spesso vecchi e bisognosi di lavori, ma addirittura, come spesso testimoniato su queste stesse pagine, interviene a distruggere e interrare pozzi esistenti, nel tentativo di cacciare la popolazione trasformandola in una massa di profughi.
"Il tracciato del muro di separazione, inoltre, é artatamente studiato e modificato in maniera da inglobare sotto il controllo sionista la maggior parte possibile di falde acquifere sotterranee e, dove possibile, di sviarle, svuotandole e incanalandone il contenuto verso Ovest, in direzione di Israele". Il rapporto é stato compilato da un Comitato parlamentare transalpino guidato da Jean Glavany, già Ministro dell'Agricoltura sotto Lionel Jospin ed é basato su dati recentissimi raccolti in loco da Glavany e dai suoi collaboratori a maggio e giugno 2011 durante una loro visita ufficiale nella West Bank.
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