Le forze armate dell'occupazione sionista, fedeli alla loro missione di sterminio e genocidio, sono entrate in azione nella Cisgiordania occupata, demolendo tre fattorie e sei pozzi nella zona di Ezna, ad Ovest di Hebron.
Secondo quanto riportato da Gamal Tmesa, sindaco di Ezna, le forze sioniste avrebbero "usato bulldozer corazzati e cariche esplosive" per distruggere e interrare i pozzi acquiferi, nell'ambito della dichiarata e sfacciata politica israeliana di negare ai legittimi abitanti della Palestina l'accesso all'acqua (riconosciuto come Diritto Umano fondamentale) onde costringerli ad abbandonare le loro terre e trasformarsi in profughi e rifugiati.
Anche edifici di pertinenza municipale sono caduti vittime della furia devastatrice sionazista; Tmesa ha dichiarato che, a parte questi ultimi, gli edifici e i pozzi demoliti appartenevano a: Ahmed Abdul Rashid Tmesa, Muhammad Ibrahim Btaran e a Mohammed Abu-Assad, contadini e padri di famiglia che ora non sanno come sfamare i propri figli, grazie alle politiche di persecuzione etnica degli Himmler di Tel Aviv.
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